Inter, i motivi di un esonero annunciato

Gian Piero Gasperini - Getty Images

INTER ESONERO GASPERINI / MILANO – Nel calcio si sa contano solo i risultati indipendentemente dal gioco con i quali li si consegue, ed è sempre l’allenatore a pagare. Nel caso dell’Inter e di Gasperini pero’ occorre analizzare anche i demeriti delle altre componenti.

 

GASPERINI La sua visione tattica era sin troppo chiara da prima della firma sul contratto: 3-4-3, squadra offensiva e corsa sulle fasce e a tutto campo. Se dal punto di vista dei ruoli i calciatori potevano essere adattati al nuovo modulo, è stata la struttura fisica della squadra il vero problema. Dal punto di vista individuale, sono pochi i calciatori in grado di macinare la fascia: Nagatomo e l’indisponibile Maicon. E’ stata troppo evidente la difficoltà degli undici a coprire bene il campo, indipendentemente dal modulo adoperato, e soprattutto a recuperare le posizioni una volta andati in avanti. Una difesa troppo macchinosa quella composta da Lucio, Ranocchia, Samuel o Chivu, non degnamente coperta dai ritardi di condizione di Cambiasso e Stankovic o dall’onnipresente capitano Zanetti, con i tornanti di centrocampo in evidente confusione in fase di copertura. Insomma una squadra abbastanza lenta, alla quale si va ad aggiungere una evidente poca propensione al sacrificio. E dov’è la colpa di Gasperini? Sicuramente alcune scelte sulle formazioni iniziali (Samuel e Pazzini in panchina, Castaignos buttato in campo a Novara dal 1′) e a gara in corso (Forlan sostituito da Muntari contro la Roma) hanno lasciato perplessi, ma tornando al progetto tattico, occorreva sicuramente un altro tipo di mercato e alcune scelte coraggiose.

 

MORATTI La sensazione è che la scelta di Gasperini non sia mai stata appoggiata appieno (come dimostrato nei continui inviti pubblici a cambiare modulo) e che sia stata determinata dalla ‘fretta’ dopo l’abbandono di Leonardo. E la sensazione è che i giocatori abbiano avvertito questo sentimento di sfiducia, per un Gasperini mai difeso dal suo presidente. Per il progetto tattico del tecnico di Grugliasco, occorreva avere il coraggio di cambiare più uomini, in quanto il preludio di un ciclo che si stava per concludere per ricominciare pian piano a rifondare una squadra troppo appagata, troppo ‘vecchiotta’, inserendo nel contesto giocatori motivati adatti fisicamente e tecnicamente indipendentemente dall’età anagrafica.

 

GIOCATORI Le prestazioni individuali imbarazzanti in questo scorcio iniziale di stagione di quasi tutti salvo pochissime eccezioni, non possono essere causate dall’allenatore. Resta ancora di difficile comprensione se la precaria tenuta fisica e atletica sia frutto di una preparazione troppo dura o di una mancata propensione alla corsa e al sacrificio correlati da uno stato confusionale evidente. Una bella strizzata da parte del futuro allenatore potrebbe essere il minimo, per una squadra che avrà ancora, fino a dicembre 2011, lo scettro di Campione del Mondo per Club.

G.I.

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