INTER, PARLA ALVAREZ/ MILANO – Vera sopresa in questi ultimi mesi in casa Inter è Ricardo Alvarez: l’argentino è divenuto ormai un giocatore importante nel modulo utilizzato da Ranieri e le sue qualità lo stanno portando alla ribalta nel nostro campionato. Alla ‘Gazzetta dello Sport’, il trequartista nerazzurro ha rilasciato un’intervista dove ha parlato di questo primo periodo vissuto con la maglia dell’Inter: “I primi mesi ero imballato, l’ambientamento al calcio italiano è stato difficile, poi i carichi di lavoro fatti in palestra non mi hanno di certo aiutato”. Nelle prime partite l’argentino è stato anche pesantemente fischiato dal pubblico del Meazza: “E’ difficile giocare quando senti la pressione dei tifosi. I fischi poi rendono le cose ancor più complicate, mettono paura e ti spingono a fare solo il compitino e mai la grande giocata“. Qual è stata la partita della tua svolta? “La gara contro il Cagliari. Tornai un giorno prima dall’Argentina ma venni relegato dal mister in tribuna. Poi s’infortunò Sneijder e io fui convocato per la panchina. Entrai nel secondo tempo, battei la punizione che portò al vantaggio di Motta e poi servii l’assist per il raddoppio di Coutinho. Per la squadra invece la svolta è stata il derby, credo che sia stata la vittoria del definitivo cambio di rotta”.
Le belle prestazioni di Alvarez potrebbero mettere in discussione Sneijder? “Non scherziamo. Il recupero di Wesley sarà determinante per tutta la squadra. Poi noi due potremmo giocare anche insieme, sia in un rombo che nel 4-4-1-1″. Come viene vissuto il caso Zarate nello spogliatoio? “Lui ha grandi qualità, è stato sfortunato nel giocare in un periodo dove tutte le cose andavano per il verso sbagliato. Non dimentichiamo però, che grazie a lui abbiamo vinto partite difficili e importanti, come a Lilla e contro il Cska Mosca“. Per lo scudetto allora ci siete anche voi? “Difficile dirlo, ma una rosa come la nostra non ce l’ha nessuno. Siamo i più forti“. Domani ci sarà la Lazio: “Dobbiamo assolutamente vincere. Loro verranno qui per coprirsi”.
Raffaele Amato