INTER CRISI MODULO RANIERI/ MILANO – Squadra che vince non si cambia, squadra che perde si cambia. E’ questa forse la filosofia scelta da Claudio Ranieri nelle prime sei gare del girone di ritorno di Serie A: cinque cambi di modulo che non hanno però portato nessun beneficio all’Inter, sia in termini di risultato che in termini di gioco. Solo per due gare consecutive, quella di Lecce, persa 1-0 e contro il Palermo, pareggio casalingo per 4-4, il testaccino ha riconfermato in toto le sue idee tattiche, affidandosi in entrambe le occasioni al 4-3-1-2. Poi il tanto acclamato ritorno al 4-4-2 nella trasferta di Roma, gara che ha segnato la peggior sconfitta stagionale, un 4-0 senza se e senza ma (e senza Sneijder…). Di nuovo un cambio tattico contro il Novara, addirittura attraverso l’utilizzo di un 4-3-2-1, che inevitabilmente tolse maggior profondità alla squadra, sconfitta poi incredibilmente dal Novara, squadra nei bassifondi della classifica. Contro il Bologna – ancora al ‘Meazza’ – Ranieri rivoluziona il credo tattico schierando un 4-2-3-1 che costrinse Forlan e poi Sneijder a giocare ai lati, in una sorta di ‘revival’ dell’Inter targata Mourinho. Ancora il ritorno al 4-3-1-2 nell’ultima partita persa al ‘San Paolo’ contro il Napoli di Mazzarri, diventato poi 3-5-2 nella ripresa senza fortuna.
Quattro cambi di modulo su sei gare disputate, sintomo di una confusione mentale del tecnico romano, che forse non sa più che pesci prendere. Con questa analisi si potrebbe sfatare anche il mito – al contrario – di Sneijder: ‘con lui si perde’, la frase ricorrente che circola da molte settimane. Statisticamente è pur vero, ma senza l’olandese nemmeno si vince, basterebbe chiedere a Luis Enrique. Il valzer delle idee confusionarie di Ranieri non si ferma soltanto al modulo: prima Forlan, poi Poli, Faraoni a fasi alterne, Pazzini sì e poi no, un mix di continui cambi, sia di giocatori che di undici titolare, i quali hanno generato il caos in squadra, oltreché uno scarico di motivazioni, aggravante che ha sicuramente inciso sulla crisi – d’identita soprattutto – dell’Inter. La stabilità tecnico-tattica dovrà essere il capostipite del tecnico nerazzurro, da Catania in poi, sempre se Moratti…
Raffaele Amato
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