INTER GIOVANI PRIMAVERA PRIMA SQUADRA / MILANO – La bella vittoria ottenuta ieri sera dall’Inter Primavera ha riportato tanto entusiasmo ai tifosi nerazzurri. Dopo la stagione fallimentare della prima squadra, la finale conquistata dalla squadra di Bernazzani è un pregevole toccasana per tutta la società e per l’ambiente intero. Da una parte i baby in trionfo, o quasi – visto che c’è ancora la finale contro la Lazio da giocare – dall’altra, un gruppo di giocatori, composto perlopiù da trentaduenni, alle prese con rinnovi di contratto e presunti addi. L’Inter è da ricostruire, ma sul mercato, come noto a tutti, Moratti e i suoi uomini fidati stanno trovando molte difficoltà. Le complicazioni arrivano soprattutto dal fronte cessioni, cioè nel ‘piazzare’ quei giocatori ormai a fine carriera, per i quali il club spende milioni di milioni solo per l’ingaggio. Niente cessioni, nessun risparmio sul monte stipendi, niente acquisti di un certo peso. E la squadra resta così com’è. Logora, con giocatori poco motivati e con notevoli lacune tecniche. Ed ecco qui, che entrano in scena i giovani della Primavera, loro sì, pimpanti e motivati. La nuova linfa per un futuro ambizioso e low cost. Il tempo delle grandi spese, degli arrivi a peso d’oro di grandi campioni, o degli acquisti roboanti è finito, finito da un pezzo. L’Italia intera è stata messa sotto scacco dalla crisi economica, che inevitabilmente ha schiacciato e indebitato il calcio. Le società poi, ci hanno messo del suo: spese folli, contratti straricchi e pluriennali. Il passo più lungo della gamba. Questo, a onor del vero, ha portato alla conquista di grandi traguardi. Con massici investimenti Moratti ha riportato l’Inter sul tetto d’Italia, d’Europa e del mondo, ma ha anche trascinato la società in un mare di debiti, con un bilancio in rosso a cifre da brividi. Per vincere bisogna spendere, per questo non sarebbe giusto incolpare in toto il presidente nerazzurro: è il sistema che non va. Per l’aspetto economico bisognerebbe essere degli esperti del campo, e questo, è bene che se ne occupino le persone competenti. Ma dal lato sportivo, attinente ugualmente con l’aspetto finanziario, è giusto fare delle riflessioni.
La squadra di Stramaccioni, come già detto, ha bisogno di facce nuove. Un po’ in tutti i reparti. Visti gli ostacoli per arrivare ai vari obiettivi prefissati – Lavezzi e Isla sono ormai sfumati, Lucas è inarrivabile, anche se non cambierebbe più di tanto il livello della squadra – la società potrebbe puntare su quei giovani che compongono la vincente, e bella da vedere, Primavera nerazzurra. Non su tutti, sia chiaro. Sui più bravi, sui migliori, almeno quattro-cinque. Di qualità ce n’è tanta, certo è, che bisognerebbe avere coraggio e soprattutto un progetto serio e duraturo. Ora, sulla cresta dell’onda, giustamente, c’è Samuele Longo. Di lui se ne parla da tempo, che sia bravo e promettente non è certo un mistero. Ma non è l’unico. Basta spostarsi verso la trequarti offensiva, che salta subito all’occhio la fantasia cristallina del brasiliano Bessa (forse l’unico ruolo in cui la rosa della prima squadra è abbastanza coperta con Sneijder e Coutinho). Più su, a centrocampo, troviamo Duncan, mediano tuttofare, niente da invidiare ai tanti nomi usciti sulle prime pagine dei giornali. Oltre a lui, i vari Crisetig – regista di personalità – Romanò, Garritano e Spendlhofer. Insomma, i giocatori giovani e bravi non mancano, poi ovviamente spetterà a Strama scegliere chi portare con sé in prima squadra. Lui li conosce bene, tutti e a fondo.
Fondamentale sarà l’apporto della società, e il progetto. Quest’ultima parola viene usata spesso, anzi troppo. Ma è la base per la costruzione di un gruppo: una squadra viene disegnata prima da delle idee che da schemi e moduli. E poi, a cosa servirebbe vincere la baby Champions o quant’altro, se poi nessun ragazzo delle giovanili viene lanciato nel calcio che conta. E’ questo di cui l’Inter ha più bisogno. Ora più che mai. L’Inter deve e dovrà essere dei Longo e dei Duncan, e così via. Altrimenti, sarebbe solo propaganda. La propaganda dei giovani.
Raffaele Amato
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