INTER MAGGIORE SPAZIO PHILIPPE COUTINHO / MILANO – Dei giovani si fa un gran parlare. Spesso a sproposito. All’Inter poi, soprattutto negli ultimi due anni (cioè da quando son venute a mancare le vittorie) l’argomento ‘giovani’ è diventato quasi uno slogan. Un modo come un altro, vale anche per le altre società, per oscurare i difetti della prima squadra. Eppure, ai nerazzurri e al calcio italiano in generale, servirebbe davvero una rivoluzione in tal senso.
Una conversione totale ed epocale. Bisognerebbe cambiare la mentalità, attenta esclusivamente al presente e mai al futuro. “Sarà l’Inter dei giovani”, questo il messaggio lanciato quest’estate dal presidente Moratti. Messaggio inviato, forse, ai destinatari sbagliati. Poiché il mercato ha detto ben altro. Branca e il suo braccio destro (o sinistro?) Ausilio, hanno portato a termine operazioni, in parte funzionali al progetto, ma, comunque, completamente opposte alle intenzioni iniziali del numero uno interista. Sono arrivati giocatori di poco sotto i trent’anni, o addirittura oltre. Come Palacio e Mudingayi. Per Cassano stiamo là.
Ed è proprio FantAntonio che ha tolto spazio a uno dei migliori talenti della rosa di Stramaccioni. Philippe Coutinho. Brillante come non mai in quest’estate, tra preparazione e amichevoli estive. Senza fermarci qui. Il brasiliano è andato a segno, giocando due gare su sei da titolare, per ben due volte. A Spalato, nel preliminare di Europa League, e all’esordio in campionato contro il Pescara. Poco, davvero poco per poter consentirgli di emergere. Di conquistarsi una volta per tutte la maglia dell’Inter.
La società, invece di puntare con decisione su di lui, ha preferito acquistare Cassano, non un mostro sacro per continuità di rendimento e nei comportamenti dentro e fuori dal campo. Inoltre, l’attaccante di Bari ‘vecchia’ ha giocato tre gare su tre dal primo minuto pur non essendo nelle migliori condizioni. Coutinho meriterebbe più spazio, maggiore fiducia. Non a parole, però. E Stramaccioni potrebbe essere l’allenatore giusto per consacrarlo al grande calcio. Non sempre l’erba del vicino (o cugino) è sempre la più verde.
Raffaele Amato