INTER CASO VIERI SPIONAGGIO GIUSTIZIA SPORTIVA / MILANO – Chiamatela spy-story, o come preferite. E’ una vicenda abbastanza chiara, al di là delle dichiarazioni degli avvocati. Da una parte e dall’altra. Di mezzo c’è un ex centravanti che in carriera ha vestito le maglie, bene o male, di quasi tutte le squadre italiane, tra A e B. Oltre che quelle di Atletico Madrid e Monaco. Christian Vieri. Per gli amici e i tifosi, Bobo. Al caro Bobo, come da sentenza, Inter e Telecom dovranno corrispondere 1 milione di euro come risarcimento per i pedinamenti e lo ‘spionaggio‘ nei suoi confronti. Accaduti tra il 1999 e il 2004, quando il club nerazzurro non vinceva nulla.
Ha fatto scalpore la sentenza, giusta se vogliamo vederla dalla parte dell’ex giocatore. Perché ‘seguire’ di nascosto o pedinare qualcuno non è sicuramente un comportamento esemplare, anzi. E’ violazione della legge. Nello specifico, della privacy. “Non risultano danni patrimoniali accertati. Non puo’, infatti, ritenersi provato che i fatti per cui e’ causa abbiano determinato per l’attore minori possibilita’ di guadagno“, questa una parte delle motivazioni alla sentenza. Ed ecco perché l’Inter, come ha dichiarato ieri il suo legale, potrà impugnarla. I pedinamenti del club nerazzurro, per ordine di Moratti, non hanno leso Vieri, né tantomeno la sua carriera: “L’eta’ del giocatore (33 anni all’epoca dei fatti), oltre che il notorio infortunio dallo stesso subito proprio nel 2006 – ha aggiunto il giudice – costituiscono eventi che secondo la normalita’ dei casi nel settore calcistico influenzano negativamente ed in modo determinante le aspettative di carriera di giocatori di calcio professionisti, specie se ingaggiati nel ruolo specifico rivestito dall’attore (attaccante). Non risulta affatto provato il nesso di causalita’ tra gli illeciti oggetto del presente giudizio e la mancata partecipazione dell’attore ai Campionati del Mondo di calcio“, come riportato da ‘Affaritaliani.it”.
Nessun danno, quindi. Sportivo, si intende. La spy-story ha vissuto un’altra puntata nella giornata di ieri. L’avvocato del Bobone nazionale, Danilo Buongiorno, ha detto che “trasmetterà la sentenza alla giustizia sportiva“. Dichiarazione che ha lasciato sbigottito anche il meno esperto in materia. Assurdo sentire certe cose da un legale. Di un certo livello, crediamo. Si perché dal punto di vista sportivo tutto è ormai caduto in prescrizione. I fatti, lo ribadiamo, risalgono al periodo tra il 1999 e il 2004. Inoltre, il ‘caso’, dall’entourage di Vieri era già stato ‘segnalato’ alla Figc nel 2007, che in merito aveva così risposto: “Il Procuratore federale, esaminata la relazione dell’Ufficio Indagini a proposito di FC Internazionale, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte“.
Nessun rischio sportivo per la società nerazzurra, ma un post scriptum a Moratti è giusto farlo. Ma per sapere cosa combinava Vieri al dì fuori del rettangolo di gioco, era così necessario tampinarlo? I maligni dicono, sussurrano, che in fondo “sarebbe bastato andare in qualsiasi discoteca di Milano per incontrarlo e farci due chiacchiere…”. Questi maligni…
Raffaele Amato
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