INTER CALCIO GERARCHIE ECONOMICHE MORATTI / TORINO – Moratti e l’Inter, la sua Inter, non sono più quelli di una volta. Spendi e spandi, a volte male a volte bene, ora non vale più. Investi, poco, e di conseguenza, vinci, meno. Meno rispetto al passato recente. Costellato di scudetti e una Champions League, il traguardo massimo per il Massimo che conosciamo noi tutti. I tempi ricchi sono ormai un lontano ricordo: ieri c’era Eto’o e Ibrahimovic, oggi calciatori di buon valore, e nulla più. Si son sciolti come neve al sole i grandi campioni, le loro partenze son servite a dare una nuova ventata al bilancio. In rosso, e che rosso! In perdita come quelli di tutte le big del calcio italiano. Se vuoi vincere, devi spendere. C’è poco da fare. Altre strade non ce ne sono. Le gerarchie nel calcio cambiano in fretta, quasi dall’alba al tramonto. Si sono invertite in quello nostrano. Sul fronte ingaggi, acerrimo nemico del ‘fare un buon mercato’, vi è in testa sempre il Milan, anche dopo le illustre e pesanti partenze di Ibra e Thiago Silva, oltre che dei numerosissimi senatori. Il club rossonero per gli stipendi dei calciatori spende circa 120 milioni l’anno, più dell’Inter. Che è passata dai 145 della passata stagione ai 100 attuali. Una bella differenza di 45 milioni (dati ‘Tuttosport’). Le cessioni degli anziani e costosi calciatori hanno sortito l’effetto sperato, almeno sotto il profilo economico. Dietro al club di Berlusconi vi è la Juventus (115 milioni), obbligata a investire per fronteggiare nel migliore dei modi il ritorno in Champions League. Investire meno significa risparmiare, ma anche non essere competitivi per traguardi importanti. Lo sanno bene Inter e Milan.
Raffaele Amato
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