INTER, LA FORZA DEI TRE LA DIFESA REGGE ASPETTANDO CHIVU / MILANO – L’esame viola è stato ampiamente superato. L’Inter ha giocato un’ottima partita non solo davanti, ma anche dietro. Grazie alle prestazioni superbe del reparto difensivo, composto ieri sera dai titolarissimi Ranocchia e Juans Jesus, ai lati di Walter Samuel, tornato almeno in parte il leader tignoso di un tempo. La nuova composizione a “tre” della retroguardia sta dando i suoi frutti. Compatti e sicuri di sé, le buone prove del terzetto magico sono agevolate dalla grande mole di lavoro degli esterni di centrocampo. Ieri sera, Nagatomo e Zanetti con consistenza e dedizione hanno protetto i loro difensori dalle incursioni di Cuadrado – che spesso si è smarcato da solo – e Jovetic, gestito bene dal capitano nerazzurro, a cui, spesso e volentieri è venuto in soccorso l’irrefrenabile Gargano. L’uruguaiano, insieme a Cambiasso, compongono l’altra diga della squadra di Stramaccioni, mai così insuperabile come ieri. La difesa così facendo soffre meno, ed è quasi mai costretta a scontrarsi nell’uno contro uno coi diretti avversari. Il muro del pianto si è trasformato, ancora non completamente, in uno scudo invalicabile.
Aspettando Chivu: il romeno sarebbe dovuto essere il regista arretrato della squadra nerazzurra, il caposaldo della difesa a tre. Il suo rientro a Verona è stato poi rimandato contro la Fiorentina, ma anche a ‘San Siro’ Strama ha preferito lasciarlo in panchina. Il mistero si è poi risolto a fine partita, quando il tecnico nerazzurro ha parlato ai microfoni della ‘Rai’: “Lui è il giocatore perfetto per questo tipo di modulo. E’ rimasto fuori per via del noto infortunio, purtroppo non lo vedremo in campo ancora per un bel po’“. Una bella grana per l’Inter. Che anche nel derby di domenica prossima dovrà rinunciare al romeno. Anzi, secondo il ‘Corriere dello Sport’, il calciatore rischia di subire un nuovo intervento. Oggi ci saranno ulteriori e definitivi accartamenti sul caso. Nemmeno le parole di Moratti fanno ben sperare: “Pensava di essere uscito da questo incubo, invece no”.
Raffaele Amato