Inter, Bengtsson shock: “In nerazzurro pensai di tagliarmi le vene”

Appiano Gentile (Getty Images)

INTER BENGTSSON SHOCK / MILANO – Era il lontano 2003 quando l’Fc Internazionale annunciava ufficialmente l’acquisto, dall’Orebro FK, di Martin Bengtsson, svedese, classe 1986, nazionale under 18, centrocampista centrale con caratteristiche da regista, uno dei talenti emergenti del calcio dell’Europa del nord. Sono trascorsi esattamente quattro lunghissimi anni da quando il giovane scandinavo illuminava le folle che seguivano la primavera. Un predestinato del calcio che conta, definito da alcuni come un marziano del calcio, lo stesso che scompare definitivamente dai  tabellini. A spulciare meticolosamente gli archivi, Bengtsson viene nominato in data 8 maggio unicamente in quanto “non al massimo” della forma fisica.

Che fine ha fatto quel giovane giocatore capace di incantare tutti? La risposta la dà lo stesso Bengtsson nel 2007, non con una giocata nella sua nuova squadra, un lampo, un ruolino prorompente. Bensì con un libro, “Nell’ombra di San Siro“. Un libro pieno di confessioni crude, di un giovane che lascia la sua terra per trovare la sua fortuna. Ed è proprio di quel periodo che Bengtsson torna a parlare ai microfoni della ‘BBC’: “All’Inter era come una prigione, era come camminare dentro una grossa nuvola da dove non riuscivo più a venire fuori. Una volta alcuni giocatori furono beccati a fumare marijuana su un balcone, e la società decise di punire tutti, anche quelli che non c’entravano nulla come me. Restammo due mesi chiusi, senza nemmeno poter uscire per andare a casa a Milano o comprare qualcosa. In quel momento iniziò la mia depressione, lì avvertii la sensazione di essere in una prigione”  Ero molto triste, sentivo delle strane voci, avevo perso completamente la cognizione della notte e del giorno. A un certo punto, decisi di tagliarmi le vene dei polsi. Pensai che era l’unico modo per venirne fuori”.

Luigi Perruccio

Gestione cookie