INTER, LA NON IMPORTANZA DI QUESTO WESLEY SNEIJDER / MILANO – Ora sarebbe facile sparare sulla croce rossa. Un dato però è inconfutabile. Lo Sneijder degli ultimi due anni, compreso i primi mesi della stagione appena cominciata, non è assolutamente importante per i successi dell’Inter. Anzi, l’olandese si è spesso e volentieri rivelatosi un danno. La sua forma fisica non è mai stata più quella del Triplete, dove grazie ai suoi assist, ben quindici, fu uno degli assoluti protagonisti della storica cavalcata della squadra di Mourinho. In quella stagione, Sneijder non ha solo servito gli attaccanti, ma ha anche orchestrato l’intera manovra. Fu l’unico anno di assoluto splendore del numero dieci, che in carriera ha vestito le prestigiose maglie di Ajax e Real Madrid. Dal dopo mondiale del 2010 è iniziata una tremenda discesa, piena di infortuni muscolari, se ne contano all’incirca dieci, per un totale di otto mesi d’assenza. Un’enormità, visto anche il suo ingaggio altisonante, oltre (secondo i bene o male informati) i 6 milioni di euro, 12 lordi per la società nerazzurra. Ai guai fisici hanno fatto seguito varie incomprensioni con gli allenatori di turno, da Benitez passando per Gasperini e Ranieri. Proprio quest’ultimo, complice la sua assenza, collezionò sette vittorie consecutive, tra dicembre e gennaio della passata stagione. Striscia positiva che si sta verificando anche ora, con l’Inter di Stramaccioni vincente e a tratti convincente da ben quattro gare ininterrotte, in concomitanza, guarda caso, con l’indisponibilità di Sneijder. Troppa discontinuità fisica e tecnica, pochissimi gol, assist al lumicino. Il declino dell’olandese è assai evidente, quanto i benefici che ne trae tutta la squadra dalla sua perenne vacuità. Questo Sneijder si è dimostrato deleterio per i suoi compagni, quello del 2009-2010, invece, è stato decisivo sia in Italia che in Europa. All’Inter conoscono bene il problema, infatti è da due anni che cercano, invano, un acquirente facoltoso disposto ad accollarsi le bricconate dell’incompiuto ragazzo di Utrecht.
Raffaele Amato