INTER MERCATO SUDAMERICA BRANCA BILANCIO MISSIONI / MILANO – Marco Branca assume l’incarico di direttore tecnico dell’Inter nel luglio 2003. Ufficialmente, intendiamoci. Visto che, comunque, l’ex Cigno di Grosseto orbitava nella dirigenza nerazzurra, in qualità di osservatore, già da qualche anno prima. In nove anni, il poco comunicativo Branca ne ha fatte di cotte e di crude, anche se, come giusto che sia, qualche merito nel Triplete e negli antecedenti successi lo avrà avuto sicuramente. Ai tifosi nerazzurri non piace, sia per la sua scarsa presenza mediatica – il che è un bene e un male allo stesso tempo – che per i suoi numerosi flop di mercato. A molti non sono andate giù le fallimentari “spedizioni” in Sudamerica, e i mancati acquisti di alcuni talenti emergenti, o presunti tali, ultimo Lucas.
Per il quale non è bastato il lungo ed eccessivo corteggiamento: il tanto fumo e poco arrosto ne è uscito sconfitto al cospetto del beaucoup d’argent offerto dal paperone del Paris Saint Germain Nasser Al-Kelhaifi. Ma, oltre a un fumoso interesse per il gioiello del San Paolo, in questo caso il dirigente nerazzurro non è potuto andare. La scadente competitività dei club italiani, nello specifico l’Inter, ha reso impossibile il trasferimento. Tramutatosi in realtà, purtroppo per i tifosi, il passaggio di colui che venne definito al tempo, evidentemente da chi ha una vista un po’ offuscata, il possibile erede di Maicon. Il protagonista in questione è Jonathan che, da un anno e mezzo a questa parte, ha dimostrato di essere, forse, solamente il fratello scarso dell’ex laterale nerazzurro. Scarso per l’Inter, per un certo livello, magari utile, chissà, per una squadra di piccola-media caratura. L’acquisto del ventiseienne costò alla società nerazzurra circa 5 milioni, più o meno ciò che investe ogni anno Moratti per rinforzare il settore giovanile. I soldi spesi per il brasiliano sono stati indubbiamente eccessivi, il verdetto lo ha dato e lo sta dando tutt’ora il campo. Che dà sempre una sentenza netta, precisa. Non ha passato l’esame interista nemmeno Alvarez, preso dal Velez nell’estate 2011. Non si discute la sua professionalità, anche perché riscontri negativi in merito non ce ne sono, ma solo ed esclusivamente la sua idoneità a un certo tipo di pressione. All’argentino le chance sono state concesse, sia da Ranieri che da Stramaccioni, però ha sempre dato l’impressione di non esser congeniale al progetto, dimostrando pochissima continuità di rendimento oltre che fisica. Bocciato l’investimento di Branca: circa 11 milioni, tra cartellino, bonus e incentivi al procuratore Simonian.
Ma le missioni nel subcontinente non sono state tutte negative. Due operazioni in entrata possono, a oggi, definirsi ammirevoli. L’acquisto di Juan Jesus, costato 3,8 milioni – cioè poco o nulla – e quello di qualche anno fa di Coutinho, prelevato a sedici anni dal Vasco da Gama e poi portato in Italia dopo il compimento del diciottesimo anno di età. Due acquisti coi fiocchi del contestatissimo Branca, il quale, almeno in entrambi i casi, ha centrato il bersaglio. Il bilancio è in pareggio per quanto riguarda l’aspetto tecnico: due flop, Jonathan e Alvarez. E due “possibili” top: Juan e Coutinho. E’ in negativo, invece, dal punto di vista economico. Circa 16 milioni sborsati per calciatori “non da Inter” – davvero troppi – 7,5 per piccole promesse tramutatesi poi in pedine fondamentali, o quasi, per Andrea Stramaccioni. Un consiglio va dato a Branca: lascia stare il mercato sudamericano, guarda altrove. Guarda, soprattutto, fra i giovani della “tua” Inter. Altrimenti, un giorno o l’altro, il direttore e Moratti dovrebbero spiegare ai tifosi e non il motivo e l’utilità – o meglio – il perché dell’esistenza del tanto decantato settore giovanile.
Raffaele Amato