INTER, SCOPRI LE DIFFERENZE / MILANO – Se pochi istanti dopo che il tuo portiere ha compiuto un miracolo riesci a far gol, favorito anche da due errori della difesa e dell’estremo difensore avversario, vuol dire che questo è il tuo anno fortunato. Per? Siccome noi non siamo stregoni né veggenti da strapazzo, possiamo rispondere a questa domanda rievocando un vecchio successo di Lucio Battisti. “Lo scopriremo solo vivendo”, una delle strofe più famose della sua canzone “Con il nastro rosa”. Abbandonato il campo musicale, ci tocca ritornar seri per qualche istante. Il tempo necessario per sottolineare alcuni aspetti della gara di ieri sera. Nella quale l’Inter ha vinto ma non convinto. Le scelte iniziali di Stramaccioni han sorpreso qualcuno, meno il sottoscritto. Appare ormai evidente l’imprescindibilità da un calciatore estroso come Cassano. Il tecnico ha compreso benissimo una cosa: la sua squadra, poverissima di qualità in mezzo al campo, non può fare a meno delle giocate dell’ex rossonero, più che mai decisivo in questo inizio di stagione.
Un po’ come Mourinho nel suo ultimo e indimenticabile anno in nerazzurro, che per sopperire al basso livello tecnico della mediana scelse di adottare il 4-2-3-1 con Eto’o e Sneijder a far da molle tra centrocampo e attacco, Strama ha deciso, a ragion veduta, di utilizzare in egual modo il signor Cassano, ottenendo almeno finora ottimi risultati. Al di là della partita di ieri sera, dove l’attaccante è apparso svuotato e macchinoso, altrimenti non avrebbe sbagliato il tap-in facile facile del possibile uno a zero. Con un Coutinho in più, la squadra ha iniziato bene la sfida contro il Partizan, anche se il brasiliano è molto bravo a liberarsi e a saltare l’uomo quando è lontano dalla porta, ma una volta entrato in area non è mai capace di incidere. Un pestone di un difensore serbo lo ha poi messo k.o. permettendo a Palacio di subentrare anzitempo nel vivo del match. Che di vivo ha avuto ben poco almeno fino al secondo tempo. L’argentino si è prima divorato un gol – inspiegabile l’errore – realizzano negli istanti finali quello della vittoria, dimostrandosi ancora una volta all’altezza della situazione.
I tre punti ipotecano la qualificazione ai sedicesimi di Europa League, ma la prestazione complessiva è stata a dir poco insufficiente. Solita manovra lenta, numerosi passaggi sbagliati, centrocampo poco accorto e inefficiente. Guarin nell’ultimo mese si è perso: una marea di palloni son passati dalle sue parti, però lui se li è lasciati sfuggire con estrema leggerezza. E’ cresciuto nel finale, ma giocando in questo modo il posto da tiolare lo vedrà solo col binocolo. Meno negativa di quanto ci si potesse aspettare è stata la prestazione di Silvestre. Il centrale non è il Samuel dei bei tempi né quello attuale: è solamente un buon calciatore, punto e basta. Forse qualcuno credeva veramente che si trattasse di un top. Si sbagliava di grosso, comunque. In crescita Pereira, un’ulteriore ‘svegliata’ però è d’obbligo. Conferma, con qualche sbavatura, di Juan Jesus e di Cambiasso. Super Handanovic, tranquillo e freddo nei momenti chiave. Doti che appartengono solamente ai migliori.
L’Inter di oggi si differenzia da quella del passato, per non andare troppo lontano prendiamo come riferimento quella della scorsa stagione. E’ fortunata, vince, come ieri, partite che in un’annata diversa probabilmente perderebbe. E’ più sicura di sé, prova fino all’ultimo a conquistare i tre punti. Questo da sempre, o meglio dalla trasferta di Torino. Ha finalmente un paio di attaccanti in grado di far gol, Palacio e Cassano. Aspettando la resurrezione di Milito. Ha ritrovato la’vecchia’ guardia: Samuel, Cambiasso e l’eterno Zanetti. Senatori importanti non solo nello spogliatoio, bensì anche in campo. Stramaccioni ha mischiato bene le carte, ora sul tavolo è lui che sta comandando il gioco. Gioco, per l’appunto: manovra che deve assolutamente migliorare. Il mercato di gennaio in questo potrà aiutare. L’Inter vista ieri non basterà per vincere lo scudetto, né l’Europa League. Il cammino intrapreso però è buono. Sei vittorie consecutive non sono frutto del caso, qualcosa vorranno pur dire. Il resto, lo scopriremo solo vivendo.
Raffaele Amato
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