INTER DOSSIER KENNETH HUANG / MILANO – Il primo agosto scorso l’Inter ha annunciato in pompa magna l’ingresso in società, come azionista di minoranza, di un imprenditore cinese, tale Kenneth Huang. Uomo d’affari, “amante dello sport”, entrambe le cose o nessuna delle due? Interlive.it ha preparato un chiaro dossier che certamente farà luce sul (presunto) nuovo socio del club nerazzurro.
CHI E’ KENNY HUANG? – E’ il proprietario della Qsl Sport Limited di Hong Kong, società fondata nel 2010 insieme ad Adrian Cheng (uno dei maggiori esponenti di una dinastia di magnati) con capitale oltre i 7 miliardi di dollari. Cheng dopo circa tre anni, precisamente nell’agosto 2010, ha però abbandonato la società in concomitanza con la scalata – presunta – di Huang al Liverpool.
NIENTE MONEY, NIENTE REDS – Nell’estate del 2010, per l’appunto, Huang tentò di acquistare il Liverpool, che allora viveva in acque agitate a causa della gestione scellerata del duo americano Gillett e Hicks. I suoi proclami, al tempo, furono molto ambiziosi, addirittura paventò ai tifosi dei Reds la possibilità di acquistare dal Barcellona Leo Messi. In alcune interviste rese pubblica la sua offerta: 300 milioni di sterline (circa 375 milioni di euro, ndr) per il cento per cento della società, 100 milioni per la costruzione di uno stadio – che i tifosi non volevano – e 50 milioni per il calciomercato, di certo insufficienti per comprare Messi… Mentre lui prometteva e fantasticava a destra e a manca, un suo uomo di fiducia, un certo Ganis, smentiva pubblicamente un suo interesse per l’amato (non certo da Huang) Liverpool.
Poco tempo dopo ritirò la sua offerta, facendo trapelare attraverso i media che il motivo del suo passo indietro fosse da attribuire alla non concessione da parte del consiglio d’amministrazione dei Reds del cosiddetto ‘periodo di esclusività‘, in poche parole il tempo necessario per consentire all’offerente di consultare i libri contabili e l’effettiva situazione economico-finanziaria del club. All’epoca dei fatti, però, il presidente Martin Broughton smentì categoricamente questa voce: la concessione del periodo di esclusività non fu negata né a Huang né agli altri offerenti. Il ‘mandorla’ avrebbe ritirato la sua proposta poiché non riuscì a dimostrare l’esistenza di fondi. Per dirla con parole semplici: le sue promesse di grandeur erano tutta ‘fuffa’. Non c’erano i capitali necessari all’acquisto. Inoltre, il chiacchierato appoggio della CIC – la China Investment Corporation – all’investimento di capitali fu sconfessato qualche settimana dopo dallo stesso fondo sovrano cinese, responsabile in Patria della gestione di una parte delle riserve nazionali in valuta estera.
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Raffaele Amato