INTER BIOGRAFIA VAN DER MEYDE / MILANO – Tutto ha inizio nell‘estate del 2003 quando Massimo Moratti lo acquista da quell’Ajax fantastica. E’ la formazione allenata da Rambo Koeman, quella dei vari Van der Vaart, Sneijder, Ibrahimovic, Mido, una squadra che ha consegnato fior di giocatori ancora in attività, salvo qualcuno. Quel qualcuno è proprio Andy Van Der Meyde, eclettico esterno d’attacco che lascia Amsterdam per Milano. Forse sarà proprio quello sbalzo esorbitante che piano piano lo getterà in baratro dal quale non ci sarà ritorno. L’olandese, che ormai ha abbandonato il calcio, si racconta nella sua biografia, fatta di droga, alcool, night, depressione, e tanto altro.
AJAX, CORSE IN AUTO CON IBRA, AVVENTURA NERAZZURRA – Tutto parte proprio da Amsterdam: “L’Ajax è stata l’unica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido. Si sfidavano in folli corse notturne sull’anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8″. Poi arriva l’Inter, i soldi sono tanti e Van der Meyde accetta: ” Passare dall’Ajax all’Inter è come lasciare un negozio di paese per una multinazionale. Tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente Moratti che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50mila euro a testa. La rete ad Highbury contro l’Arsenal è stato il mio miglior momento in nerazzurro”.
I TEMPI DI LIVERPOOL TRA ALCOOL, DROGHE E DEPRESSIONE – Poi arriva la Premier League nel 2005. “All’Everton mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa”. In Inghilterra, però, non tutto fila liscio come sperato ed iniziano così anche problemi di insonnia, le liti con la moglie, le presenze in campo ridotte e la dipendemza da alcol e droghe: “Non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Mi trovai dipendente. Le pillole erano decisamente pesanti, di quelle da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dall’ufficio del medico del club senza farmi vedere. Per più di due anni ho rubato quelle pillole”. Poi quella quell’incidente ad un compleanno dove Van der Meyde si sentì male, arrivando in ospedale, dove fu ricoverato sotto effetto di stupefacenti: “Mi dissero che probabilmente qualcuno mi aveva messo della droga nella birra“.
Una vita portata all’estremo, con l’acceleratore sempre premuto senza mai rallentare. Van der Meyde, ad oggi, vorrebbe tornare sui campi da gioco, ma per allenare i giovani, purché l’esempio da dare sia ben diverso.
L.P