INTER, ANALISI VITTORIA NAPOLI ANIMA E CUORE / MILANO – “Anema e core”, si usa dire a Napoli e dintorni. Anima e cuore, per dirla all’italiana, sono gli ingredienti messi nel calderone nerazzurro da Andrea Stramaccioni, chef di prima qualità, ma soprattutto direttore d’orchestra di una squadra che, come il ranocchio baciato dalla principessa, si sveglia e torna a splendere nelle partite che contano, trasformandosi in un principe bello e vigoroso, mai domo contro avversari grandi, come era quello di ieri sera. Inter batte Napoli 2-1, sconfiggendo la compagine di Mazzarri con un agonismo quasi sfrenato, già visto e straordinariamente interpretato contro tutte le big del campionato italiano, Milan, Fiorentina e Juventus. Solo con la Roma, il copione è stato espresso in modo errato, l’eccezione che conferma la regola: un’altra regola, la prima è del tecnico interista, un vero camaleonte. Che quando sul suo cammino si trova di fronte una squadra che ha nel trequartista, una volta mezzala o più minuziosamente finto attaccante, l’arma più tagliente, ha sempre, o quasi, rinunciato a uno dei tre soprano, spesso è stato Palacio il sacrificato sull’altare della Patria. Milito e Cassano le punte schierate nella serata magica, il primo è stato decisivo grazie alla rete del momentaneo 2-0: l’argentino è stato bravissimo a proteggere la palla, tenendo a bada il suo avversario e a concludere di giustezza e di fortuna nella porta difesa da un incolpevole De Sanctis.
Il ‘Principe’ ha inciso fortemente sul risultato, ma anche sulla gara: prendendosi falli in mezzo al campo da grande campione, da grande esperto e punta rapace, pronto continuamente a illudere i calciatori, o meglio i difensori del Napoli, ingenui e in ritardo sulle sue mosse. L’argentino e il colombiano, ‘Meazza’ stadio e protagonisti in salsa sudamericana, otto quelli scesi in campo con la maglia nerazzurra, tre con quella azzurra. Un nome, una forza della natura: Fredy Guarin. Il calciatore che sorprende ogniqualvolta scende in campo, nel bene o nel male. Per tutti i novanta minuti ha gettato fuori sudore, fatica, non nascondendo mai la gamba, mettendoci faccia, cuore, spirito di sacrificio e tanta, tantissima bravura tecnica e tattica. Per buona parte del primo tempo, e anche in alcuni istanti della ripresa, il ‘Guaro’, come si è usato chiamarlo finora, è stato sull’erba con le quattro ruote, tramutandosi in ‘Jagaur’, come sapientemente esposto da un illustre collega. Correndo di qua e di là, con stile e irruenza (Behrami ci ha capito ben poco): divina la prima marcatura, tiro al volo su un assist dal corner di Cassano, colui che anche da fermo sa comunque inventare qualcosa. Dormita del Napoli, entrata furbesca in area, quatta quatta di Mr.Jaguar, piatto fino e imparabile per lo sgraziato estremo difensore partenopeo. Evviva la Colombia! E’ nata una Gemma preziosa, speriam che duri. Gli basterebbe un po’ più di continuità, anche se si sa, l’arte non esce a comando, viene, sbuca fuori quando meno te l’aspetti. Mazzarri può esser contento dei suoi, fino all’ultimo hanno provato a rimettere in piedi la gara, quantomeno a pareggiarla: deludente è stato Hamsik, forte con le piccole, debole con le grandi.
Tatticamente l’Inter è stata pressoché perfetta, ha concesso qualcosa, questo è vero, ma in campo è stata ordinata, compatta, solida. La gara l’ha vinta in mezzo al campo, bravi anche Gargano, un motorino, e Zanetti, diligente come suo solito. Superlativo anche Juan Jesus, che gioca a volte a fare il Lucio della situazione, è più bravo però quando fa il Samuel, spazzando all’occorrenza o anticipando a mo’ di molla, elegante il brasiliano, acquisto sublime. Quattro punti dalla vetta, occupata oramai da tempi biblici dalla Juventus. Inter sola al secondo posto, pronta a dar fastidio ai bianconeri, decisa, dovrà esserlo, a non farsi scalzare, nuovamente, dalle inseguitrici al piazzamento Champions. Però sognare per una notte il tricolore, in fondo, non costa nulla.
Raffaele Amato