INTER MORATTI E L’ULTIMO SALUTO A GARRONE / GENOVA – Sono le 21 di ieri sera, la Sneijder Story è già alle spalle, Massimo Moratti ha risolto finalmente una delicata questione d’affari, quando a squarciare la tranquilla serata del presidente è una chiamata proveniente da Genova. Riccardo Garrone è venuto a mancare dopo un malore che durava da tempo. Moratti non resta indenne dalla notizia, così come Antonio Cassano. Non si parla di una semplice amicizia calcistica, o ancor meglio d’affari, ma di ben altro. Lo precisa bene Moratti, intervistato dal quotidiano ligure ‘Il Secolo XIX’: “Pensate che ci accomunasse la nostra professione, l’essere presidenti e petrolieri? Beh, vi sbagliate, ci univa altro, lui come me era un presidente tifoso”. Da li in poi è il buon Moratti a ricordare l’amico Garrone: “Mi mancherà il suo dovere per la passione. Passione civile e sportiva. Mi mancherà lui, semplicemente. Perché succede, funziona così quando ti lascia una persona con la quale hai camminato tanto, un bravo compagno di viaggio. Così il ricordo diventa tristezza. È un dolore, capite? Un dolore vero, forte, profondo”.
LUI COME ME – Moratti e Garrone, amici nel calcio, amici in affari, amici al di fuori di tutto, accomunati dalla passione per le loro formazioni: “Un amico che aveva i miei stessi problemi. Quali?Investire, e molto, per far vincere la squadra che amava. È un rischio, non coinvolge solo te stesso, ma senti che devi farlo. E lui, come me, aveva iniziato questa avventura per dovere. Ne avevamo parlato, aveva delle perplessità, quelle che in un uomo senza il suo coraggio, senza la sua determinazione, si sarebbero trasformate in paure. E invece si trasformarono in una grande sfida. Ma soprattutto il dovere di impedire che la squadra della sua città, la squadra amata da lui e dalla sua famiglia, venisse cancellata dalla storia del calcio, dal cuore di Genova. Io avevo sentito quel richiamo, il senso del dovere, l’appartenenza familiare, qualche anno prima. Così avevo seguito la storia di mio padre e della sua Inter. E c’è un’immagine che porterò sempre nel mio cuore, anche per ricordare come è stata, e resterà, speciale la Sampdoria della famiglia Garrone”.
L’IMMAGINE DI UN AMICO VERO- Dare l’immagine di una persona squisita come Garrone non è un problema per Moratti, che al quotidiano genovese racconta un simpatica immagine rimasta impressa: “E’ quella del mio amico Riccardo, seduto nello stadio di Genova, sigaro in bocca, cappellaccio in testa. Mi soffermo su di lui solo un attimo, lo abbraccio, poi sposto lo sguardo sulla famiglia che gli sta vicino. Eccolo Riccardo allo stadio, circondato dai suoi figli e dai suoi nipoti. Beh, io lo ricorderò sempre così e spero che tanti facciano altrettanto”. Rimane impressa anche la scena dell’arrivo in Serie A della Samp del petroliere che non esito a tirare bordate ai colleghi, Moratti compreso: “Lo ricordo, mi diede del pazzo. Beh, forse un pizzico di ragione ce l’aveva. Gli amici si criticano, possono anche litigare, ma poi riflettono sui consigli che ricevono. Andò così, anche per noi. E ora, dopo qualche anno, le cose sono più chiare per tutti: il calcio delle spese folli è stato sconfitto, i soldi rischiavano di uccidere la vera passione. Per me il calcio è passione. Lo era anche per Riccardo e lo sarà per suo figlio Edoardo e per tutta la famiglia”.
ULTIME CHIAMATE – Moratti racconta le ultime volte che ha sentito l’ex collega: “Ci siamo sentiti anche qualche settimana fa, non ricordo neppure il motivo, ma probabilmente non c’era nessun motivo preciso, con un amico funziona così. Mi piaceva parlare con lui, ci univa la passione per il calcio, ma non solo quella, parlavamo di tutto, dalla cultura alla politica, alle vicende delle nostre città, Genova e Milano. Mi piaceva la capacità di ascoltare, per poi dare risposte secche, senza fronzoli, senza sconti. E poi aveva una straordinaria reattività. Ascoltava con attenzione, rifletteva e se c’era necessità meglio non aspettare e andare dritti al problema. Era saggio ed è rimasto giovane, fino all’ultimo giorno. Sapete cosa lascia Garrone al calcio italiano?La passione, che è il privilegio raro. La passione che nasce solo da un animo forte e sensibile. Era un meraviglioso e lucido visionario“.
Riccardo Garrone è volato su per vedere la sua Samp dall’alto…chissà che sfida quando incontrerà Peppino Prisco.
Luigi Perruccio
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