INTER, IL MESE DA INFERNO DANTESCO/ MILANO – Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Persa, ma si può ancora ritrovare. Nulla è perduto, cara Inter, nemmeno la via. Sogna ancora, puoi; spera, perché i sacrifici, prima o poi, premiano. Buttarsi tutto alle spalle, questo deve, questo dovrà fare la squadra nerazzurra e il suo tecnico, un po’ sulla graticola, Andrea Stramaccioni. L’obiettivo non è un miraggio se le cose si rimettono, più in fretta possibile, al loro posto. Il prossimo mese sarà quello decisivo: in ballo… c’è tutto. Credibilità, fiducia, risultati e classifica. A cominciare dalla partita di domenica, di fronte il Chievo altalenante di Eugenio Corini; dai veronesi non sai mai cosa aspettarti. Belli e tosti, oppure svogliati e mollicci. Nelle ultime due gare hanno infatti fornito due prestazioni completamente opposte, così come i risultati: han vinto a Roma contro la Lazio (0-1) in cadura libera ma perso in casa una settimana più tardi contro l’ingolfata Juventus (1-2). Resta una formazione temibile, imprevedibile come quella interista.
Dopo i clivensi del ‘pandoro’ Campedelli, l’Inter dovrà vedersela col Cluj in Europa League: l’andata dei sedicesimi si giocherà al ‘Meazza’, stadio in cui, almeno a livello internazionale Zanetti e compagni hanno stentato negli ultimi mesi. Dopo la full immersion romena, sotto con la Fiorentina di Montella, tornata a vincere ieri contro il Parma. I ‘viola’ applicano un buon calcio, propositivo ma troppo manovrato e poco concreto. A Firenze, la ‘Beneamata’ negli ultimi sei incontri non ha mai perso: 4 vittorie (2-3, 0-2, 0-1, 1-2) e 2 pareggi (entrambi 0-0). L’avversario resta difficile, sappiamo quanto difesa e centrocampo vadano in affanno contro squadre che fanno del palleggio e dell’imprevedibilità offensiva le loro armi più pericolose.
Dopo i novanta minuti tra Ponte Vecchio e la Galleria degli Uffizi, Stramaccioni e i suoi si incammineranno verso la settimana del derby (24 febbraio), però prima dovranno far tappa a Cluj-Napoca, per il ritorno di Europa League, dove bisognerà perlomeno evitare figure barbine. Il Milan, come detto, la sfida indubbiamente più attesa, poi Catania – campo ostico, tra il 2010 e il 2011 due sconfitte e una vittoria al ‘Massimino’ (3-1, 1-2, 2-1) – e infine Bologna fra le mura amiche. A conclusione di un giro di boa colmo di insidie, fuori porta o dietro l’angolo. Il mese da inferno dantesco, Stramaccioni come Virgilio o come Beatrice. A Caronte, pardon, a Moratti l’ardua sentenza.
Raffaele Amato
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