INTER, ANALISI TOTTENHAM EUROPA LEAGUE / MILANO – Ventiquattro titoli in bacheca, ricchezza e ambizione. Due sostantivi per chiamare a noi il prossimo avversario dell’Inter: il Tottenham. Club di Londra, dal passato non troppo illustre, dal presente vigoroso e dal futuro, lo sperano i tifosi londinesi, vincente. Anche se sarà durissima scalzare dal trono i due Manchester, padri-padroni della seguitissima Premier League. Società ricca, dodicesima nel mondo per fatturato (178 milioni), gestita e finanziata da Joe Lewis, famoso e potente proprietario della Enic, compagnia d’investimento britannica. Imprenditore di successo, con un patrimonio personale vicino ai 4 miliardi di dollari. Il Tottenham, chiamato anche ‘Spurs’, abbreviativo di Hotspur, soggiorna nei match casalinghi al magnifico ‘With Hart Lane‘ (36 mila posti), nome che deriva dalla vicina stazione ferroviaria. Gli ‘Yid Army’ sono i suoi tifosi, ovvero l’armata ebraica, visto le origini del club.
‘CYBORG’ AND FRIENDS – Se si vuol parlare di calcio inglese, e di Tottenham, è pressoché impossibile non tirar fuori il nome di Gareth Bale. Il ‘mostro’, ‘cyborg’ Bale. Il gallese, nato a Cardiff 23 anni fa, è assai noto ai grandi appassionati di calcio internazionale, oltre modo ai tifosi interisti, precedenti ammiratori e ‘insultatori’ della veloce e potente ala, che fece impazzire sia all’andata che al ritorno l’allora Inter di Benitez, stagione 2010-2011, a Milano e in quel di Londra sempre in Champions League. Nell’ultimo anno e mezzo ha subito una straordinaria evoluzione tattica, che in pratica lo ha trasformato da dirompente ma semplice ala sinistra a potente seconda punta, a cecchino imprevedibile e tanto concreto: in questa stagione ha messo a segno la bellezza di 23 gol, 16 in Premier e 2 in Europa League. Nel 4-2-3-1 del giovane e serioso Villas Boas, vecchia conoscenza nerazzurra (fece da assietente a Mourinho nel 2008-2009; Branca lo voleva per il dopo-Leonardo e per il dopo-Ranieri), l’eclettico gallese può agire in due diverse posizioni del campo: alle spalle dell’unica punta – il rapido Defoe (14 gol in stagione) o la giraffa Adebayor (3 gol) – oppure, da attaccante esterno nel caso in cui da trequartista venga schierato uno tra Holtby o Dempsey.
Ma i ‘Lilywhites’ non sono identificabili solo nel ‘cyborg’ ingellato, ma anche per altri giocatori, dal valore comunque fuori discussione. Uno su tutti: Kyle Walker. Laterale potente ed esplosivo, bravo nelle due fasi: per capirci, un ‘Maicon’ all’inglese, però rispetto al famoso brasiliano ha meno tecnica ed è meno scaltro nel dribbling. E’ un classe ’90, nato e cresciuto, come uomo e come ‘corridore’ destro nello Sheffield United; poi Qpr e Aston Villa prima del grande salto londinese. Al centrocampo prettamente fisico e muscolare, necessario per tamponare le falle che lasciano impeterriti gli attaccanti e gli esterni, si contrappone un reparto offensivo concentrato, oltre che su Bale, sul brevilineo e opportunista Defoe, una punta completa, complicata da marcare soprattutto per i ‘fisici’ Ranocchia e Juan Jesus.
I NUMERI – Un dato statistico può confortare l’Inter e i suoi tifosi: gli inglesi, almeno in Europa League, fatta eccezione per le due gare con la Lazio nel girone, ha sempre subito un gol. 33 quelle incasssate in stagione, 14 fra le mura casalinghe. Punta dritto al successo finale, l’ultima Coppa Uefa l’ha vinta nel lontanissimo 1984, ed è in una fase evolutiva straordinaria. Nelle ultime dodici partite di Premier League ha conquistato 28 punti, senza subire neanche una sconfitta, striscia positiva che ha permesso alla squadra di Villas Boas di piazzarsi al terzo posto, dietro a City e United. Viene, giusto per avvalorare la tesi appena presentata, da ben 4 vittorie consecutive. E’ una squadra compatta, solida ma discreta in difesa e a centrocampo. Non un avversario imbattibile, per l’Inter vista a Catania. Per quella, almeno, del secondo tempo.
Raffaele Amato
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