INTER JUAN JESUS KOVACIC ICARDI / MILANO – Per ritornare a sognare basterebbe poco. Certo, come punto di partenza servirebbe anzitutto l’acquisto di un grande campione. Tutt’altro che facile, per l’Inter di oggi: ingabbiata dai debiti, soffocata dagli ingaggi da nababbi dei vecchi conquistatori dello storico ma passato triplete. Ma da qualche parte si dovrà ripartire, uno o più punti fermi dovranno certamente essere scelti. Chi, se non (da) loro: i giovani. Pochissimi ne ha la squadra nerazzurra. Sia chiaro, per giovani si intendono quei giocatori dai 18 ai 22 anni massimo. Possiamo contarli sulle dita, allora: Juan Jesus, difensore brasiliano lanciato in questa stagione da Andrea Stramaccioni; Mateo Kovacic, 18 anni, linfa nuova del centrocampo. Gioca da veterano, ragiona e parla da professionista navigato. Poi per quel che è costato – 11 milioni – è indubbio che ci si debba puntare. E fin da subito, non a tentoni.
L’altro nome ancora non c’è nella rosa interista, parliamo di Mauro Icardi. Avversario di domani, punto di forza del futuro. L’argentino cresciuto a play station, pallone e cantera del Barcellona ora gioca a suon di gol con addosso la maglia della Sampdoria, club spesso intento a fare affari con Moratti e prole. Tra le parti, contando la presunta polizza assicurativa e voci di corridoio genovesi e milanesi, ci sarebbe già un accordo di massima per il matrimonio del giovincello erede del ‘Principe’ a riposo (forzato) Diego Milito e il ‘biscione’: 13 milioni di euro, non un centesimo di meno. I tre sono le stelline del nuovo firmamento nerazzurro, ma dalla prossima stagione la Pinetina potrebbe (e dovrebbe, giusto un po’) trasformarsi in una chiassosa ludoteca col professor Zanetti – “Confermo: giocherò un altro anno” – a tener lezioni su comportamenti e stile di vita ai maledetti scalmanati del nuovo corso interista. Facciamo altri nomi: Benassi, che come una trottola va e viene dal campo alla panchina; Bianchetti, centrale ex Primavera ora a Verona per farsi le ossa; Duncan, mediano molleggiato prestato al Livorno lo scorso gennaio.
Va di aggiungerci anche Samuele Longo, a bagnomaria in quel di Barcellona, sponda Espanyol – 18 partite giocate e 3 reti – e il croato già svezzato in Italia e in Europa, Marko Livaja. Ceduto a gattoni, il motivo serio non è ancora noto, all’Atalanta, seppur in comproprietà. Risorse ci sono, par di capire. Di che valore resta un mistero: basterebbe inserirli, puntarci e lanciarli. Attorno a loro, infine, incollarci pezzi di esperienza che ancor godono di fisico e agonismo tamburellante, al contrario dei molti cosiddetti senatori che fin troppo han speso in passato per pensare di tirare il carro ancora a lungo: fatte le dovute eccezioni. Sembra facile, ma la realtà è assai più complessa.
Raffaele Amato