INTER TORTI ARBITRALI STAGIONE / MILANO – Chiamasi potere arbitrale. Potere, anzitutto e soprattutto, di danneggiare una squadra. Nel nostro caso, l’Inter. Che è vero tutto e il contrario di tutto: è una formazione mediocre, allenata male e gestita peggio. Ma è indubbia una cosa: in questa stagione è stata sbeffeggiata oltre il dovuto da una classe arbitrale inefficiente, scarsa nonché condizionata dai soliti venti di potere che soffiano forte, anzi fortissimo, nel sistema-calcio italiano.
Poteri forti e società debole – Parliamo, senza ulteriori giri di parole, della Lega Calcio. Mal gestita dai soliti noti, che creano e disfano a loro piacimento. Qui sta la colpa della società nerazzurra: assente, molliccia, senza un direttore generale di spessore e di grande personalità. L’attuale, è un ex juventino che in carriera ha sempre avuto compiti diversi da quelli che dovrebbe avere un manager coi fiocchi, con spalle larghe. Perché gli arbitri, si sa, lo sappiamo, fischiano anche, speriamo non solo, dove c’è ‘aria buona’. A favore di chi ha forza, prepotenza e arroganza, di chi sa alzare la voce quando occorre, quando conviene. Contro, invece, il più debole. Contro chi non ha voce in capitolo nella politica pallonara, contro chi non sarebbe capace, poi, di distruggerli, di annientare in anticipo la loro ricca carriera da intoccabili.
Gervasoni – Il calcio di rigore fischiato ieri dall’arbitro della sezione di Mantova è persino difficile da commentare. Definirlo un abbaglio è poco, non si farebbe giustizia abbastanza. Samuel non tocca con la mano il pallone, nemmeno i giocatori dell’Atalanta si sono permessi di alzare un banché minim cenno di protesta. Tutt’altro, “non ha sbagliato, ha visto qualcosa che non esiste. Non si può, non si può”, questo il commento nel post-gara di Stramaccioni. Affranto, un tecnico distrutto e sbeffeggiato dal direttore di gara: “oggi è stato dato rigore per un fatto che non sussiste: vincevamo 3-1 ed eravamo in controllo. Fino a ieri era sfortuna, oggi no: l’Atalanta stava andando a battere il corner”. La prestazione dell’arbitro è stata imbarazzante – non soltanto perché ha regalato un rigore inconcepibile – anche nella gestione dei cartellini: Kovacic è stato preso a calci per novanta minuti senza che venissero sanzionati, come giusto e ovvio, i calc(i)atori bergamaschi: invece al croato, dopo il primo fallo, sacrosanto, gli è stato sventolato senza remore il cartellino giallo. Un rigore, forse, è stato negato ad Andrea Ranocchia: “è un girone intero che non ci danno un penalty – ha sottolineato il tecnico nerazzurro – primo ammonito dell’Atalanta ad un quarto d’ora dal termine”.
Torti subiti – La triste storia ebbe inizio il 3 novembre scorso, a Torino contro la Juventus: gol del vantaggio di Vidal da annullare perché Asamoah, autore dell’assist per il cileno, era in netta posizione di fuorigioco. A circa mezz’ora del primo tempo Lichtsteiner – già ammonito – viene graziato da (Pio) Tagliavento dopo un durissimo e scoordinato intervento ai danni di Palacio. La striscia negativa tra arbitri e Inter prosegue la settimana seguente, a Bergamo contro l’Atalanta: Damato concede un generoso penalty a Moralez, leggermente sfiorato da Silvestre, che in scivolata, certamente maldestra, tocca senza dubbi il pallone e non la gamba del tascabile argentino. Il trittico di partite che procura notevoli danni, in termini di classifica e fiducia, si completa con il match casalingo del 18 novembre con il Cagliari: i sardi siglano il 2-1 grazie a Sau, che nella rete del momentaneo vantaggio controlla in modo alquanto agevole il pallone con il braccio, e un pizzico di spalla. La furia nerazzurra si scatena, però, negli istanti conclusivi: sul 2-2, Ranocchia viene sgambettato in area di rigore da Astori. Il fallo è netto, non per la terna arbitrale. La penultima beffa contro la Juventus otto giorni fa: Rizzoli non sanziona con il calcio di rigore lo scomposto intervento di Chiellini ai danni di Cassano. In tal caso vi è un controsenso evidente: se il rude difensore bianconero non ha commesso il fallo, perché l’attaccante barese non è stato ammonito per simulazione? “Se credo alla buona fede dell’arbitro? No!”: Moratti si faccia sentire nel ‘Palazzo‘ dorato e falso (anche corrotto?) del calcio italiano. Stavolta per davvero.
Raffaele Amato
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