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Inter, Moratti rassegnato: “Fatto il massimo, sulla contestazione…”

Massimo Moratti (Getty Images)

INTER-ROMA 2-3 MORATTI / MILANO – Cosa si potrà mai salvare di questa tremenda stagione. Poco o nulla. Resta l’amarezza, anzi la depressione per una annata in cui non è stata messa in moto una rivoluzione culturale all’interno del club, ancora saldamente comandato e gestito da vecchi protagonisti degli indiscutibili successi del recente passato. Giocatori, dirigenti, tutti colpevoli. E Stramaccioni? Anche lui ci ha messo del suo. Molti errori di valutazione sul mercato, in coabitazione con Branca e Ausilio, direttori assenti nei momenti di difficoltà. Cambi continui di formazione, distruttivi per le già flebili sicurezze dei suoi uomini, gestione insufficiente dello spogliatoio, dominato da antiche gerarchie che han bloccato sul nascere l’ascesa di elementi in grado di rinnovare squadra e ambiente, nonché di ridare quel po’ di entusiasmo ed energie a un gruppo logoro fisicamente e moralmente. Moratti il primo responsabile dello sfacello, ma a lui spetterà il compito di risollevare l’Inter, a lui il dovere di ridare onore e forza a una società che negli ultimi due anni è ritornata a essere lo zimbello del calcio italiano.

RASSEGNAZIONE – La semifinale di Coppa Italia è finita come programma. Il pizzico di orgoglio rimasto a questa malandata Inter ha permesso a Stramaccioni di accarezzare la finale per almeno 50 minuti. Destro, come all’andata, ha riportato sulla Terra la dissenata ‘Beneamata’, che sul vantaggio anziché ricorrere alle barricate, vista la precaria condizione psico-fisica degli undici in campo, ha preferito lasciare campo all’avversario giallorosso, che in contropiede ha realizzato il momentaneo pareggio, la rete che in pratica ha chiuso la gara: “Mi è sembrato che abbiano fatto quello che potevano fare anche perchè stasera la situazione era sinceramente un po’ ai limiti, perdere un giocatore importante un minuto prima della partita certamente non aiuta (il riferimento è all’infotunio di Cambiasso poco prima che iniziasse il macth, ndr) – ha dichiarato Massimo Moratti al termine dei novanta minuti -. Però hanno fatto un primo tempo molto bello, hanno giocato bene, i giocatori si sono espressi al meglio, anche coloro sui quali potevamo avere dei dubbi sul loro rendimento a Milano. Quindi bene. Poi era abbastanza ovvio pensare che se la Roma avesse fatto un gol sarebbe crollato tutto quel carattere che ti serve per pensare di poter portare a casa il risultato”.

STRAMACCIONI – Il tecnico nerazzurro ha schierato gli undici migliori, si può dire quelli che erano rimasti a sua disposizione. Un giudizio sul suo operato non va fatto certo dopo l’eliminazione di ieri, bensì ragionando su una intera stagione. Due riflessioni andrebbero fatte: gli infortuni hanno pesato sul suo lavoro, ma è altrettando giusto dire che il suo atteggiamento è stato fin troppo ‘morbido’ nei confronti di giocatori, i più importanti, e nei versi del suo datore di lavoro: “Bisogna guardare anche quali sono le nostre colpe di questi infortuni perchè altrimenti è tutto troppo facile, ma nello stesso tempo però ci sono 11 infortuni di giocatori ritenuti insispensabili. Ci sono 6 partite e speriamo di farle con i necessari giocatori per rispondere al dovere di entrare in campo, perchè da quello che vedo ogni volta ci troviamo a dover inseguire qualcosa proprio dal punto di vista quantitativo difficile”, ha chiosato il patron nerazzurro.

CURVA NORD – Striscione numero uno: “Dopo Mourinho ci sentiamo orfani di qualcuno che sappia trasmettere il senso di appartenenza a questi colori“. Numero due: “Con tutto il rispetto che possiamo avere… Siamo arrivati al punto che deve difenderci Paolo Bonolis. Fate Voi!“. Numero tre, rivolto a Fassone (ai tempi in cui era alla Juventus esibì la maglia con la scritta ‘Ridiculi‘ dedicati agli interisti): “Fine stagione… tempo di bilanci e conclusioni. Cominciamo oggi: per questo quali sono le spiegazioni???“. Il commento di Moratti alla arguta (ma scontata) contestazione della Curva Nord: “Ognuno può esprimersi. Tanto quanto Bonolis dice quello che dice o io dico quello che dico, anche la Curva può esprimersi. Che la realtà poi metta in condizione di fare cose diverse, si anche”.

 

Raffaele Amato

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