Inter, il 4-3-3 di Andrea Stramaccioni

Andrea Stramaccioni (Getty Images)

INTER 4-3-3 STRAMACCIONI / MILANO – Ci fidiamo di Stramaccioni. O meglio del fatto che possa restare sulla panchina nerazzurra anche nella prossima stagione, seppur Moratti negli anni ci ha abituato a sorprese più o meno prevedibili da chi tenta e ha tentato in qualche modo di guardare al di là del proprio naso senza fare affidamento sempre e solo sulle dichiarazioni in politichese dei protagonisti del mondo pallonaro… spesso nel vero significato del termine. Il tecnico nerazzurro, bontà sua, avrebbe intenzione fin dal prossimo ritiro di strutturare e amalgamare la sua Inter con un nuovo e non semplice schema tattico: il 4-3-3.

Perchè il 4-3-3? “E’ il modo più razionale per coprire gli spazi“. Come è arrivato a questa soluzione? “E’ geometria“.

Così Zdenek Zeman in una intervista di qualche anno fa. Il boemo è il vero precursore del 4-3-3, un dogma che molte volte, anzi sempre, lo ha indotto a sacrificare l’estro di alcuni giocatori, di quelli soprattutto che mal si conciliavano con il duro lavoro sul campo e con una applicazione e concentrazione oltre la maniacalità. All’Inter attuale servirebbero perlomeno quattro acquisti per presentarsi ai nastri di partenza in quel di Pinzolo con un materiale umano completo e idoneo per dar vita a un nuovo e, come detto, complicato progetto tattico, certamente pieno di insidie. Il 4-3-3 più di altri moduli consente di avere una ampiezza di gioco omogenea e perfetta sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Non interpretato nel modo giusto e con l’abnegazione necessaria, può portare la squadra che lo applica a subire una montagna di gol, ovvero ad avere uno squilibrio dei reparti (squadra lunga, ndr) senza paragoni; perché gli esterni della linea a quattro devono ‘alzarsi’ molto, almeno uno dei due – basti pensare a Balzaretti nella Roma, o a Dani Alves nel Barcellona -, costringendo a restare fermo o indietreggiare almeno un centrocampista del terzetto; perché gli attaccanti sono tre, due di questi con il compito solo di ‘offendere’ l’avversario, uno solo di far ‘da raccordo‘ alla linea mediana.

I giocatori del tridente offensivo devono essere veloci e tecnici, sempre pronti a sfruttare le numerosissime occasioni da rete, non esistendo un unico finalizzatore delle azioni di attacco che dipende dalla situazione che si crea sul campo, senza per questo dimenticarsi di tornare a coprire a centrocampo quando la sfera è in mano all’avversario, nei suoi movimenti difensivi infatti la posizione degli attaccanti laterali dipende da dove si trova la palla“.

L’Inter marchiata a fuoco con il 4-3-3 avrebbe bisogno di un difensore centrale in grado di guidare un intero reparto, un laterale destro capace di appoggiare e rendersi utile, se non determinante, nella fase d’attacco; un metodista bravo nell’incontrare’ l’avversario, nel recuperare palloni e nel saperli smistare sulle fasce e ai compagni di linea più vicini. Considerando che le intenzioni di Stramaccioni sono quelle di far giocare Guarin e Kovacic come mezz’ali. Fernando l’ideale? Un attaccante ‘motorino’, un gregario di Palacio, più largo, e della prima punta: Milito o Icardi, completamente diversi tra loro. Anche se sarebbe preferibile l’acquisto di un centravanti ‘pronto giù all’uso’ ma non troppo vecchio. “Il 4-3-3 è alla portata di tutti – disse sempre il ‘maestro’ Zeman -, perché non esiste giocatore che non lo possa fare“.

 

Raffaele Amato

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