INTER 4-3-3 STRAMACCIONI / MILANO – Ci fidiamo di Stramaccioni. O meglio del fatto che possa restare sulla panchina nerazzurra anche nella prossima stagione, seppur Moratti negli anni ci ha abituato a sorprese più o meno prevedibili da chi tenta e ha tentato in qualche modo di guardare al di là del proprio naso senza fare affidamento sempre e solo sulle dichiarazioni in politichese dei protagonisti del mondo pallonaro… spesso nel vero significato del termine. Il tecnico nerazzurro, bontà sua, avrebbe intenzione fin dal prossimo ritiro di strutturare e amalgamare la sua Inter con un nuovo e non semplice schema tattico: il 4-3-3.
Perchè il 4-3-3? “E’ il modo più razionale per coprire gli spazi“. Come è arrivato a questa soluzione? “E’ geometria“.
Così Zdenek Zeman in una intervista di qualche anno fa. Il boemo è il vero precursore del 4-3-3, un dogma che molte volte, anzi sempre, lo ha indotto a sacrificare l’estro di alcuni giocatori, di quelli soprattutto che mal si conciliavano con il duro lavoro sul campo e con una applicazione e concentrazione oltre la maniacalità. All’Inter attuale servirebbero perlomeno quattro acquisti per presentarsi ai nastri di partenza in quel di Pinzolo con un materiale umano completo e idoneo per dar vita a un nuovo e, come detto, complicato progetto tattico, certamente pieno di insidie. Il 4-3-3 più di altri moduli consente di avere una ampiezza di gioco omogenea e perfetta sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Non interpretato nel modo giusto e con l’abnegazione necessaria, può portare la squadra che lo applica a subire una montagna di gol, ovvero ad avere uno squilibrio dei reparti (squadra lunga, ndr) senza paragoni; perché gli esterni della linea a quattro devono ‘alzarsi’ molto, almeno uno dei due – basti pensare a Balzaretti nella Roma, o a Dani Alves nel Barcellona -, costringendo a restare fermo o indietreggiare almeno un centrocampista del terzetto; perché gli attaccanti sono tre, due di questi con il compito solo di ‘offendere’ l’avversario, uno solo di far ‘da raccordo‘ alla linea mediana.
“I giocatori del tridente offensivo devono essere veloci e tecnici, sempre pronti a sfruttare le numerosissime occasioni da rete, non esistendo un unico finalizzatore delle azioni di attacco che dipende dalla situazione che si crea sul campo, senza per questo dimenticarsi di tornare a coprire a centrocampo quando la sfera è in mano all’avversario, nei suoi movimenti difensivi infatti la posizione degli attaccanti laterali dipende da dove si trova la palla“.
L’Inter marchiata a fuoco con il 4-3-3 avrebbe bisogno di un difensore centrale in grado di guidare un intero reparto, un laterale destro capace di appoggiare e rendersi utile, se non determinante, nella fase d’attacco; un metodista bravo nell’incontrare’ l’avversario, nel recuperare palloni e nel saperli smistare sulle fasce e ai compagni di linea più vicini. Considerando che le intenzioni di Stramaccioni sono quelle di far giocare Guarin e Kovacic come mezz’ali. Fernando l’ideale? Un attaccante ‘motorino’, un gregario di Palacio, più largo, e della prima punta: Milito o Icardi, completamente diversi tra loro. Anche se sarebbe preferibile l’acquisto di un centravanti ‘pronto giù all’uso’ ma non troppo vecchio. “Il 4-3-3 è alla portata di tutti – disse sempre il ‘maestro’ Zeman -, perché non esiste giocatore che non lo possa fare“.
Raffaele Amato
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