INTER YUTO NAGATOMO/ MILANO – Breve premessa: la partita tra Genoa e Inter è indecifrabile per molti versi, anzi perlopiù incommentabile. E’ stata una amichevole mascherata da gara di campionato, il ‘Grifone’ era pressoché salvo, seppur non matematicamente – il Palermo aveva tirato definitivamente i remi in barca dopo la sconfitta interna con l’Udinese -, la ‘Beneamata’ non aveva più obiettivi per la testa, se non quello di evitare l’ennesima sconfitta, la quale avrebbe ulteriormente alterato l’umore nero di Massimo Moratti, ieri assente al ‘Luigi Ferraris’ di Genova per motivi che a noi comuni mortali poco interessano. La partita è stata vivace ma priva di agonismo per un bel po’, fino a quando la Fiorentina, qualche chilometro più giù della Penisola, non ha segnato la rete del vantaggio contro la dimessa squadra di Sannino. Da quel momento in poi c’è stata una ecatombe in campo, passaggi e passaggetti, continui e morticanti retropassaggi ai due portieri: si è rivisto Cassano, come dire un po’ di acqua nel deserto, anche se a ritmi da spiagge di Jesolo o Riccione.
Nella prima frazione, come dicevamo, il sonno sugli spettatori non ha preso il sopravvento come avvenuto poi nei secondi quarantacinque minuti. Inter più mobile a centrocampo, da registrare le ormai note amnesie difensive gestite da Handanovic, ed efficace sulla corsia esterna di sinistra, lì dove ha galleggiato Yuto Nagatomo. Va ricordato che il giapponese ha giocato con il menisco esterno del ginocchio sinistro praticamente rotto. La terapia conservativa a cui si sta sottoponendo gli può infatti garantire una buona resa in questi ultimi sbadigli del campionato e la partecipazione, probabile, alla prossima Confederations Cup di giugno con la sua Nazionale. Il laterale è una delle poche armi a disposizione di Stramaccioni, fin quando è stato bene la squadra è riuscita a creare superiorità numerica e una buona fluidità sulla sua zona di competenza, mai vista in altre. Nagatomo nella partita di ieri ha infastidito e superato in alcune circostanze e con un leggero quanto comprensibile affanno sia Granqvist, non in grande giornata rispetto alla gara d’andata in cui disputò una eccellente prova, soprattutto dal punto di vista mentale, sia Rigoni, tra i giocatori più in difficoltà del Genoa dal punto di vista fisico.
Nell’arco della stagione, invece, il nipponico è stato il partner ideale di Cassano che, da fermo largo a sinistra, poteva muovere la palla e servirla al suo leale compagno di squadra, sempre in corsa e sempre oltre la linea dei centrocampisti, anzi quasi su quella degli attaccanti. Nagatomo difetta molto in fase difensiva, perché è spesso fuori posizione e in ritardo a causa del suo continuo contributo dalla cintola in su, ma è un giocatore determinante per l’Inter attuale, più certamente di Pereira, meno capace di saltare l’uomo come il ‘Samurai’ poiché il suo fisico è strutturato in maniera completamente diversa: gambe corte e rapidità nel breve con la palla fra i piedi, il numero 55; lunghe leve, muscolatura più potente ma maggiore facilità nei cross al centro, l’esterno uruguagio. Andrebbero tenuti entrambi, comunque. Un vero laterale con propensione più difensiva, in previsione del 4-3-3 e dell’utilizzo di uno tra il giapponese e l’ex Porto sulla corsia mancina, oltre che dell’impiego di Guarin come mezz’ala destra – il colombiano è tatticamente un anarchico, quindi i buchi sulla sua zona sarebbero sicuramente maggiori -, dovrebbe essere acquistato per rafforzare la fascia destra: oltre a Jonathan, il quale non ha dimostrato in questi mesi di avere un rendimento da Inter, al di là di qualche buona interpretazione nel finale inutile di stagione, non ci sono elementi di ruolo. Schelotto non ha la testa e le capacità tattiche per fare il Zanetti di fine anni ’90 e inizio 2000; poi Mancini lo spostò in mezzo al campo allungandogli anche la carriera, mettendo al suo posto Ze Maria. L’esperimento non funzionò con il brasiliano proveniente dal Perugia, viceversa con l’arrivo di Maicon. Da Nagatomo il club nerazzurro può ripartire. Però dovrebbe quanto prima operarsi al menisco, in modo da arrivare in ritiro in una condizione da vero ‘Samurai’.
Raffaele Amato
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