Disastro Inter, la piramide delle responsabilità

Massimo Moratti - Getty Images

DISASTRO INTER PIRAMIDE RESPONSABILITA’ / MILANO – Dopo una stagione fallimentare è praticamente impossibile non individuare dei responsabili, perché non potrà essere solo l’allenatore a pagare, come quasi sempre accaduto all’Inter negli anni passati, bensì anche chi ha costruito male la squadra o chi ha gestito senza competenza la società, da un paio d’anni, a esser buoni, completamente allo sbaraglio.

1. MORATTI – Il presidente, ma sopratutto il proprietario-padrone dell’Inter. E’ lui che, oltre a metterci i soldi, sceglie i dirigenti e l’allenatore. A volte, consentitecelo, anche i giocatori. Moratti è, quindi, il principale colpevole del disastro: con coraggio ha scelto un tecnico giovane e inesperto nel marzo di un anno fa, ma nel corso di questi trecentosessantacinque giorni, e poco più, non lo ha tutelato, se non nelle dichiarazioni ‘da marciapiede’ sotto dentro e fuori gli uffici della Saras, né protetto da attacchi esterni e interni (dirigenti, Tronchetti Provera e molti giocatori). In tre anni ha smantellato, e in parte avallato lo sfacello, quasi senza batter ciglio. L’Inter attuale, a causa sua, non appartiene più alla cerchia delle cosiddette grandi, sia dal punto di vista sportivo sia da quello politico.

2. BRANCA – In una società normale, senza figli e figliastri, avrebbe dovuto essere esonerato dal suo incarico dopo il ‘misfatto’ Forlan, acquistato senza sapere (clamoroso) che non poteva giocare in Champions avendo disputato i preliminari di Europa League con l’Atlético Madrid. Ha la fiducia di tutta la famiglia Moratti, è protetto e ha potere quasi come Galliani nel Milan. Pur sbagliando tantissime scelte nelle ultime campagne acquisti: assente quando si è trattato di difendere l’allenatore e la squadra, presente nel ‘caso’ Sneijder: le sue dichiarazioni non fecero altro che alimentare e peggiorare la ben nota vicenda.

3. STRAMACCIONI – Si è dimostrato fin troppo acerbo per poter resistere e persistere sulla bollente panchina dell’Inter. Non ha avuto personalità né si è saputo imporre su dirigenza e proprietà; anzi, ha avallato e giostrato l’arrivo di giocatori mediocri e inadatti a un nuovo e diverso progetto tecnico. In campo, al di là degli infortuni, non si è mai vista la sua mano: 57 gol subiti, 16 ko., nono posto in classifica. Al peggio, si dice, non c’è mai limite.

4. I GIOCATORI – Mediocri alcuni, sopravvalutati altri. I vecchi non ce la fanno più, però continuano, anche in forza di un contratto, a dire la loro su tutto, o quasi. Scarso attaccamento alla maglia, zero spirito di sacrificio per molti. Qualcuno si crede fenomeno, qualcun altro già ‘arrivato’.

 

Raffaele Amato

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