INTER MEDIA SILURANO STRAMACCIONI E SOCIETA’ / MILANO – Un film dalle scene già viste e riviste. Stesso copione, stessi interpreti,finale ancor peggiore di quanto si potesse ipotizzare all’inizio. L’ultimo episodio dell’horror nerazzurro viene girato in quel di San Siro dove l’armata di Guidolin abbatte i fantasmi di Andrea Stramaccioni. Semplice, pure troppo, per una formazione (quella friulana, ndr) che fa del bel gioco l’arma micidiale, affondare un’Inter senza gambe, testa, cuore e chi più ne ha più ne metta. Ancor più semplice è aggrapparsi alle innumerevoli assenze, perché se Rocchi ed Alvarez non sono Milito, Palacio e Cassano è anche vero che i vari Domizzi, Danilo, Pinzi, Allan, Gabriel Silva, ecc, con tutto rispetto parlando, non sono certo nomi da far venire i brividi al ‘Meazza’.
LA STAMPA SILURA TECNICO E SOCIETA’ – Più che con l’ansia dei migliori thriller, la stagione nerazzurra si chiude con un’interminabile agonia, durata mezzo anno, tra le promesse di un progetto che, giorno dopo giorno, sembra impregnarsi di qualcosa di mistico. Progetto che doveva partire da un’impronta tecnica mai vista, quest’anno, per poi proseguire con un graduale inserimento di giovani e che ‘La Gazzetta dello Sport’ critica pesantemente, partendo dalle responsabilità di Andrea Stramaccioni: “Una squadra allo sbando, anzi una squadra che non può definirsi tale. Non c’è gioco ed oggi ci vuole coraggio a confermare Stramaccioni. Moratti, in passato, per molto meno ha mandato via altri tecnici. Abbiamo perso il conto dei mutamenti tattici durante la gara contro l’Udinese – proseguono dalla rosea – 3-5-1-1, 4-2-3-1, 4-3-3, mancava giusto il 5-5-5 di Oronzo Canà”. Logico che le colpe non siano da attribuire solamente a Stramaccioni: “Bisogna che nell’area tecnica qualcuno si assuma le sue responsabilità. Prendere Alvarez e scartare Lamela, per dirne una, è stato un abbaglio colossale”. In casa Inter c’è più di una cosa da rivedere, anche se per far ciò bisognerebbe ripartire dalle fondamenta (società, ndr). I tifosi sono stati abbastanza chiari “…non abbiamo intenzione di buttare via un altro anno così…”, a buon intenditori poche parole.
Luigi Perruccio
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