MILANO – Andrea Ranocchia deve essere considerato un incedibile. Attorno al centrale nerazzurro, vi è un eccessivo fermento. E’ vero, non è un mistero che piaccia ad Antonio Conte, allenatore della nemica Juventus, ma è altrettanto vero che la futura Inter, quella che tra mille difficoltà dovrà costruire e amalgamare Walter Mazzarri, non possa non ripartire da un giocatore di 25 anni, con potenzialità certamente superiori rispetto ai vari Bonucci e Barzagli, giusto per citare i difensori migliori che adesso abbiamo in Italia.
I difetti di Ranocchia sono essenzialmente due: il carattere, troppo silenzioso e sensibile – soprattutto in campo, non è un leader – e le condizioni fisiche, sempre al limite della precarietà; complice il grave infortunio al legamento crociato del ginocchio, subito quando vestiva ancora la maglia del Bari. A Genova e poi a Milano ha sempre accusato acciacchi di ogni tipo, muscolari e non. Che, appunto, sul rendimento hanno pesato come macigni. In più, è giunto alla Pinetina nel momento peggiore, di flessione di un gruppo con la pancia piena, logoro dopo le mille battaglie, e nel periodo di piena crisi societaria, con Moratti senza più un soldo, il quale negli ultimi tre anni ha cambiato cinque allenatori.
Ma è anche la stessa società nerazzurra che sul futuro del giocatore non è mai stata chiara. L’estate scorsa, a fronte di una offerta dai 12 milioni in su – Ranocchia è costato 18 milioni complessivi -, Branca o chi per lui non avrebbe avuto alcun problema a trattare comodo su un tavolino la sua cessione; questo spiega, anzi, evidenzia ulteriormente l’inesistenza di un progetto forte in seno all’Inter: ecco perché il nome di Ranocchia viene collocato, di tanto in tanto, spesso nell’ultimo mese, in ipotetici scambi di mercato con la Juventus: per Isla, si è letto, o in cambio di Fabio Quagliarella. A tutto vantaggio del club bianconero, ovvio. L’Inter deve puntare su Ranocchia, Mazzarri avrà il dovere di curarne pregi e difetti, e di trasformarlo in un difensore di spessore internazionale.
Raffaele Amato
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