INTER MAURICIO ISLA / MILANO – E’ sul famoso taccuino di Marco Branca. Juventus e Udinese hanno deciso di comune accordo di rinnovare la comproprietà in essere per una ulteriore stagione, ma la ‘Vecchia Signora’ ha scelto da tempo di non puntare su di lui per il secondo anno consecutivo. Nel primo non è riuscito a entrare nel cuore e negli schemi di Antonio Conte, un tecnico che pretende sempre il massimo, anche qualcosa in più, dai suoi giocatori. Parliamo di Mauricio Isla, iscritto all’anagrafe di Santiago (Cile) il 12 giugno 1988. Nel 2007 l’esordio con l’Udinese, dove gioca per quattro brillanti stagioni. Negli ultimi mesi vissuti in Friuli subisce un pesante infortunio: lesione del legamento collaterale laterale con interessamento del legamento crociato anteriore. Il brusco stop lo costringe a cominciare l’avventura bianconera con il freno a mano tirato, non permettendogli di scombinare a proprio vantaggio le assodate gerarchie di centrocampo. La sua prima stagione torinese passa senza squilli di trombe, appena 588 minuti giocati e zero gol.
11 partite all’attivo, 8 da titolare. Il dato che dovrebbe dare più nell’occhio è quello relativo ai cross, fondamentali per il centravanti di turno e per Walter Mazzarri, che ha basato e baserà il proprio gioco anche – se non soprattutto – sul lavoro degli esterni e sulla loro capacità di rifornire gli attaccanti, sempre andati in doppia cifra con il mister di San Vincenzo. Totale cross di Isla con la maglia juventina: 42. Percentuale di ‘riuscita’: 19 per cento. Bassissima. Perché, al di là dei problemi fisici non ancora del tutto superati, il cileno non è un autentico esterno, né difensivo né offensivo. Non è il classico interprete del ruolo, è più che altro un ‘jolly’ di centrocampo, non saprebbe ricoprire la fascia come Dusan Basta, altro obiettivo dell’Inter, o come lo stesso Nagatomo, migliore di Isla con tutti i suoi difetti. A Udine Isla non faceva il laterale, era una sorta di centrocampista ‘aggiunto‘: spesso ha giocato al centro, vicino ad Asamoah, con Basta sulla fascia destra. In un paio di partite Guidolin lo ha addirittura schierato da perno centrale della mediana a cinque, con compiti prettamente ‘offensivi’. La sua è stata una sorta di ‘evoluzione’ del ruolo, ma sarebbe l’acquisto sbagliato sia dal punto di vista economico – troppi 7 milioni per la metà – sia sotto l’aspetto tattico. L’Inter farebbe meglio a guardare altrove, cercando un laterale vero e proprio.
RAFFAELE AMATO