INTER KOVACIC MAZZARRI / MILANO – A Pinzolo, sede del ritiro estivo nerazzurro, non poteva mancare la domanda sul futuro ruolo di Kovacic: “Secondo me un giocatore con le sue caratteristiche deve giocare più avanti: il croato esprime le proprie qualità nella zona nevralgica del campo. Ma deve migliorare negli inserimenti“, la risposta per qualcuno un po’ a sorpresa di Walter Mazzarri. Il tecnico toscano, nella sua lunga carriera, mai ha giocato con un vero e proprio regista.
Ha utilizzato, quasi sempre, uno o due mediani a copertura della difesa, con almeno uno di essi – se non addirittura entrambi – bravo anche a far ripartire la squadra palla al piede, oppure a cercare immantinente, una volta recuperata palla, gli esterni o in alternativa il centrocampista più avanzato. Che a Napoli, facendo un po’ di sano amarcord tattico, era Marek Hamsik. Ruolo, a quanto pare, che vorrebbe far ricoprire anche al giovane croato, bravissimo nel far circolare il pallone, meglio, però, se con affianco un solo centrocampista: in Nazionale viene schierato vicino a Luka Modric, i due si ‘danno il cambio’ in fase difensiva e in quella offensiva nell’arco dei novanta minuti; quando il primo ‘spinge’ in avanti, l’altro arretra. E viceversa.
Nella prima partitella stagionale, Mazzarri lo ha schierato grosso modo come trequartista, con lui Alvarez, dietro l’unica punta (molto mobile) Belfodil. Non è il suo ruolo natuale, questo perché, come spiegato dallo stesso mister interista, al diciannovenne di Linz mancano i ‘fondamentali‘ per potersi imporre fin da subito alle spalle di una o due punte: tiro ravvicinato e conclusione dalla lunga distanza; muoversi senza palla; capacità d’inserimento; posizionamento e smarcamento sulla trequarti; buon senso del gol. Hamsik, nella sua prima stagione in serie A, realizzò 12 gol, mentre il croato non ha ancora timbrato cartellino da quando è giunto a Milano: nella sua brevissima carriera, ha messo a segno solo 7 reti. Questo può significare tutto o niente.
Adesso, non è assolutamente pronto per il nuovo e complicato ruolo. Ma un domani, fra uno o sei mesi (o mai, difficile dirlo), non è detto che il talento dell’Inter non possa incantare e affermarsi soprattutto come ‘servitore’ degli attaccanti. Ma una cosa è certa: due mediani alle sue spalle lo lascerebbero più libero di spaziare a centrocampo, e oltre, senza l’assillo di dover patecipare, sempre e comunque, anche alla fase difensiva della squadra.
Raffaele Amato
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