INTER MORATTI FUTURO / MILANO – Come è stato bello dare schiaffi a Juventus e Milan, vincendo scudetti su scudetti dopo lo scandalo Calciopoli; come è stato sublime e storico conquistare a Madrid l’agognata Champions League, nell’anno dell’indimenticato Triplete. Come è stato bello possedere e amare l’Inter, forse oltre il consentito.
Massimo Moratti, seppur sotto voce, ammette ai microfoni de ‘La Gazzetta dello Sport’ quanto il passaggio di consegne del club nerazzurro, sulle mani di Erick Thohir, sia davvero a un passo. Vicino, questione di giorni: “Ho deciso di guardare al futuro – spiega l’attuale numero uno della ‘Beneamata’ -. Serve una svolta, ma non a causa dei debiti (300 milioni al netto dei crediti, ndr): parlare sempre di questo aspetto è un errore di prospettiva. L’Inter ha debiti come altre grandi società, se il problema fosse solo questo potrei tranquillamente continuare da solo. Il vero problema è il fatturato – sceso a 170 milioni, ndr -, per questo ci vorrà un cambio anche sotto il profilo commerciale. Ciò di cui mi preoccupo è il futuro della squadra. E questo non può prescindere dall’espansione del marchio sul mercato internazionale”.
Massimo Moratti spiega anche che “il calcio italiano adesso è incapace di fare sistema, avendo stadi vetusti, senza un format che possa attrarre un interesse planetario”; ed è qui che entra in scena il magnate Thohir: “L’ingresso di un socio asiatico, per esempio, quel mercato fondamentale te lo porta in casa. Ti costringe a cambiare indirizzo e abitudini manageriali. Ti apre al mondo e a nuove risorse in modo quasi automatico. Insomma, ti internazionalizza persino più di un Triplete…”.
Il petroliere ha capito che così il suo club non può più andare avanti… “L’Inter è come una figlia. Una ragazza bellissima, con doti straordinarie. Una ragazza di una volta… Le dai tutto per farla divertire, perché è giusto così. Ma viene un tempo in cui è opportuno mandarla in collegio. La disciplina e l’educazione sono fondamentali per la sua crescita. Solo così imparerà a camminare da sola. Ecco perché saranno necessari cambiamenti di abitudini manageriali: sto agendo e agirò solo per i miei tifosi. L’Inter sarà una società gestita in modo moderno e internazionale. Se servo, resterò a dare il mio contributo. Ma per favore non mitizziamo il mio ruolo. Lo chiedo anche ai tifosi: i presidenti-simbolo a un certo punto diventano un tappo. L’Inter non è una mia questione personale. In fondo, non ho mai amato le poltrone“, conclude il presidente nerazzurro.