ANALISI INTER-GENOA 2-0 / MILANO – Nagatomo fa l’inchino, e l’Inter vince. Non stecca la prima, la squadra nerazzurra di Walter Mazzarri. Appunto, squadra. Le individualità che spesso hanno contraddistinto nel male la stagione passata, sono state messe in soffitta dal nuovo corso: Guarin tira di meno in porta, o meglio quando serve ed è utile; Alvarez gioca per la squadra e dialoga maggiormente con i compagni, sacrificandosi anche nella fase di non possesso aiutando sia Nagatomo, a sinistra, sia Cambiasso e Kuzmanovic in mezzo. Impressiona questo elevato rendimento dell’argentino, che ha ritrovato stimoli ed energie nuove dopo due anni di grezze e poco significanti apparizioni al ‘Meazza’ e dintorni. Più incisivo nel secondo tempo, quando ha ampliato il suo raggio d’azione arretrando di alcuni metri la sua posizione. Mazzarri alla prima giornata di campionato ha schierato una squadra con la coperta lunga, forse troppo nella prima frazione, consentendo ai terzini di vivere una giornata più serena rispetto al passato: Kuzmanovic è stata pedina preziosa, perché ha dato una grande mano a Cambiasso, il quale solo soletto non è più in grado di reggere la baracca.
Ancora lenta e prevedibile la manovra, meglio i contropiedi e le sterzate nei secondi quarantacinque minuti, quando il Genoa di Liverani ha chiamato la ritirata, facendosi schiacciare all’interno della propria area di rigore. A quel punto è emerso ancor di più Jonathan, che sulla corsia destra sa starci soprattutto quando serve offendere e crossare al centro: meno quando c’è da tagliare in area di rigore, vedi nella palla gol sprecata da Kucka. L’ingresso di Icardi è servito a dar maggiore profondità e presenza nella trincea nemica, Palacio da prima punta è una forzatura necessaria più in trasferta che in casa – e si è visto -, che indebolisce la squadra e la costringe a un cincischiamento di tocchi corti e passaggetti inutili e sonniferanti. Dopo il giovane argentino è subentrato Kovacic al posto di Cambiasso: il croato ha preso subito possesso del centrocampo, portando palla aprendo il gioco e verticalizzando, il che ha creato non poco fastidio alla retroguardia rossoblu.
Taider, schierato come diga in mezzo al campo, anche se per pochi minuti e a partita ormai indirizzata, gli ha permesso di ‘liberarsi’ dai compiti di copertura e, quindi, di giocare a briglia sciolta, portando e giostrando in modo più ragionato ma fantasioso il pallone. La gara è stata a due volti: a folate nel primo tempo, senza grossi pericoli per la porta difesa dal ‘Grifone’ Perin; a maggiore intensità (migliorabile con una condizione fisica superiore) e qualità nel secondo tempo. Equilibrata e cinica la prima Inter di campionato targata Mazzarri: segna Nagatomo, da un cross del brasiliano Jonathan; raddoppia Palacio, volpe spietata che non sbaglia mai un colpo a tu per tu con il portiere avversario. Un plauso lo merita anche Guarin, da cui però ci si aspetta sempre un po’ di più: il colombiano vive i novanta minuti con troppa alternanza, perdendo palloni in situazioni semplici dove basterebbe alzare la testa per potersi rendere utile in altro modo. Alla fine tre punti preziosi per vivere con serenità e fiducia questo inizio di campionato.
Raffaele Amato
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