INTER RODRIGO PALACIO / MILANO – Quattro gol e due assist. Questo il bottino conquistato da Rodrigo Palacio nelle prime tre uscite ufficiali della nuova Inter di Walter Mazzarri. Ben diversa dal recente passato, più sicura di sé. L’argentino, invece, oltre a una maggior esperienza, è rimasto lo stesso di un anno fa. E ciò non puà che essere un bene per il ‘Biscione’: “Ora gioco più tranquillo, diciamo che in Argentina giocavo meglio: ero più rapido, più efficace nel dribbling, amavo fare assist. Adesso cerco di più l’area, cerco di più il gol“, dichiara ‘El Trenza’ a ‘La Gazzetta dello Sport’.
Da Stramaccioni al ‘sergente’ Mazzarri, quanto e come è cambiata l’Inter? “Nello spogliatoio si sente molto la personalità del nuovo allenatore, in campo fa sentire la sua presenza, anche con la voce: non ti fa mai rilassare, vuole tutto fatto al massimo, sempre. E poi con lui c’è più rigore tattico, più attenzione ai movimenti: in questo Stramaccioni lasciava più libertà. Però l’ex mister rimane un buon allenatore: ha pagato il fatto di aver giocato tantissimo da agosto a marzo e i troppi infortuni che ci sono stati, sia prima che dopo. Il problema è che quando si perde la colpa è sempre dell’allenatore, ma in realtà le responsabilità furono di tutti”.
Domani è il gran giorno, arriva la Juventus: “Ce la dobbiamo giocare come se fosse una finale. Pressing e lotta, lotta e pressing. Bisogna riuscire a non farli mai giocare facile, a non farli pensare: soprattutto Pirlo, che è la ‘cabeza’ della squadra. E poi massima concentrazione per 90’: quella è gente che ti punisce in un secondo”. Palacio è realista, contro i bianconeri si potrà vincere la battaglia ma non la ‘guerra’: “Ci possiamo considerare più o meno sullo stesso livello di Roma e Fiorentina, ma alle spalle di Juve, Napoli e Milan. Dunque vincere lo scudetto sarà molto, molto difficile, ma dobbiamo lottare e lavorare per quello”.
L’argentino teme, più di tutti, il suo rivale argentino, Carlos Tevez: “E’ fantastico per come sa difendere la palla e poi girarsi come un fulmine. E lui sembra piccolo: in realtà è ‘grosso’ e ha tanta forza“. Be’, può sempre pensarci Hugo Campagnaro: “Lui lo conosce bene all’Apache. Hugo ha una rapidità non comune, ma questo non gli fa perdere aggressività. Un attaccante contro di lui non gioca mai tranquillo: lo sente sempre, anche perché lui non gli dà respiro“, conclude Palacio.
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