ANALISI INTER / MILANO – L’Inter vista contro la Juventus è stata a due volti: nel primo tempo, quasi tutti i giocatori avevano nella mente i ‘retaggi’ del passato, come ama definirli Mazzarri. Bloccati, pure perché impauriti della forza degli avversari, che nella prima frazione e per buona parte della seconda, hanno preferito affidarsi all’inventiva individuale anziché a una manovra rapida e schiacciante, tale da costringere la ‘Beneamata’ a rifugiarsi negli ultimi venti metri. Così non è stato, anche grazie al buon movimento degli interpreti mazzarriani, seppur scarsamente sincronizzato e tanto più caotico. Pirlo, che ha goduto di ampia libertà nei primi quarantacinque minuti, ha provato a imbeccare le punte con verticalizzazioni di fino ma non vincenti, causa l’intelligenza tattica di un Cambiasso tirato a lucido per la grande occasione. Il playmaker juventino male ha potuto nel combinare sugli esterni, loro sì ben bloccati da quelli interisti, che hanno annullato e si sono annullati.
La difesa dell’Inter ha tenuto testa, fatta eccezione per qualche sbavatura: Juan Jesus è stato bravo nei contrasti, Campagnaro provvidenziale nei recuperi e Ranocchia autorevole nelle chiusure aeree. La mediana, invece, è salita in cattedra nel secondo tempo, dimostrandosi non inferiore – nel contesto del derby d’Italia – a quella schierata da Conte. Taider ha finalmente abbandonato gli ormeggi, Alvarez con più spazi a disposizione ha messo a frutto le proprie capacità, aggiungendo anche quella mai vista in lui di andare a contrastare sul portatore di palla: su precisa indicazione di Mazzarri. L’argentino, come in parte il francoalgerino, ha per il momento due delle tre ‘C’ che dovrebbero contraddistinguere un centrocampista-mezz’ala di ‘caratura’ da uno normale: sa contrastare, appunto, e costruire. Vedi l’ultimo passaggio, dopo aver rubato palla all’incespico Chiellini, per il gol di Icardi. Pecca ancora nella conclusione (terza ‘C’), come del resto tutti i suoi compagni; Guarin, che meriterebbe capitolo a parte, ha un tiro potente ma privo di tecnica di base.
L’intensa ripresa, sempre ben equidistanti tra loro i reparti, è stata poi quasi rovinata dal calo mentale della squadra, questo sì un grosso retaggio del passato, lontano e recente: dopo il pari firmato da Vidal, su cui pesano gli errori di posizione e interpretazione di Alvarez e Guarin (e l’iniziale di ‘vigore’ di Jonathan), l’undici nerazzurro si è sciolto, perdendo tutte le sicurezze di cui aveva giovato in precedenza. Rischiando perfino il gol della sconfitta, se solo Isla non fosse tracollato a un metro da Handanovic. Sulla conecentrazione, e non solo, c’è ancora da lavorare molto, onde evitare la perdita di ulteriori e chissà decisivi punti per la classifica, che oggi ha poco valore mentre a maggio sarà certamente decisiva per le sorti di molti, perfino di quelle dell’allenatore toscano.
Raffaele Amato
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