Insardevoli Autogol – Giallo Cagliar-Inter: svelato l’enigma

Insardà

INSARDEVOLI AUTOGOL CAGLIARI-INTER / MILANO – Nuovo appuntamento con la rubrica al femminile di Interlive.it. Per riportare il calcio alla sua natura di gioco, vi proponiamo il commento del giorno dopo di Annalisa Insardà, attrice e tifosa dell’Inter, che con la sua ironia analizza la situazione nerazzurra:

“La partita in casa del Cagliari (cioè in casa della Triestina che ha prestato la casa al Cagliari, forse per pagare l’IMU a metà) è stata una partita decisamente all’insegna del giallo, e per una serie di buoni motivi:
– per gli scarpini di taluni giocatori;
– per i cartellini distribuiti con generosità e disinvoltura;
– per Yuto Nagatomo;
– per l’assenza di un regista nel centrocampo dell’Inter (tanto che Thohir ha pensato di    prenderne addirittura due: i fratelli Vanzina);
– per le divise fluorescenti della terna arbitrale (o forse quaterna… non ho capito quanti sono a dare un rigore, però sono in molti. E sono subdolamente ovunque. Tanto che se qualcuno ti fa uno sgambetto per strada è subito rigore per il Milan!).
Ma il vero giallo parte da lontano, parte esattamente quando parte l’Inter in direzione Cagliari… cioè Trieste… dove gioca il Cagliari, ma non perché il Cagliari sia di Trieste, ma più verosimilmente perché con la geografia sono sempre tutti poco pratici. (Ricordo distintamente che quando mi spiegarono il fuorigioco fu molto più semplice. Non l’ho ancora capito ma quest’affare del Cagliari a Trieste mi è ancora più ostile,  nda). Dicevo: alla partenza verso la città di… verso la città di… sì insomma… alla partenza per la trasferta, ecco che fece per salire sul pullman tale Rolando. Mazzarri, vedendolo entrare, amichevolmente si avvicinò al giovine e gli chiese, un po’ stupito, dove questi si stesse recando. “A Trieste” rispose il ragazzo incredulo e ancora più stupito di Mazzarri. Allora il brav’uomo che siede sulla nostra panchina, credendo in una svista, comunicò al distratto avventore che quello non era un pullman di linea, bensì un mezzo di trasporto privato che serviva per portare i giocatori in una certa città a giocare con certa squadra, e che non avrebbero potuto in nessun modo, per regolamento, dargli uno strappo.
Passò un attimo interminabile. I due uomini, occhi negli occhi, compresero che stava loro sfuggendo qualche determinante dettaglio, e senza scomporsi iniziarono a riflettere insieme sul quel benedetto nodo da sciogliere. Il tutto si dipanò, più o meno, quando Rolando pronunciò, e devo dire con una certa circospezione, la frase “mister, mister, ma io sono un tesserato dell’Inter“. Mazzarri trasalì neanche l’avesse chiamato papà. E in un primo momento ci rimase anche un po’ male, perché nessuno gliel’aveva detto di questo calciatore. Ma colto dai favori dell’altruismo, lo imbarcò con la squadra alla volta di Cagliari… cioè di Trieste.
Non si può dire però che le perplessità di Mazzarri si fossero risolte. Ma neanche quelle di Rolando in realtà, più spiazzato che persuaso. E non capendo più nulla e trovandosi nell’Inter senza che nessuno lo sapesse e stordito per la circostanza e andando a giocare in casa di una squadra ma in un’altra città e soprattutto per cercare non scontentare nessuno, saggiamente decise di fare la cosa più equa: giocare con noi e segnare per loro. Uno a uno e vissero tutti felici e confusi!

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