INTER ZANETTI / MILANO – “E’ un amore infinito, che penso rimarrà tale. Non smetterò mai di ringraziare la famiglia Moratti e i tifosi per tutto l’amore che mi hanno dato dal primo giorno. L’Inter è un’altra famiglia che amo davvero”. Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate da Zanetti al Tg1, in occasione della presentazione della sua autobiografia, “Giocare da uomo”. Il capitano extracampo della squadra nerazzurra, quarant’anni compiuti ad agosto, passa in rassegna quasi tutto il suo periodo vissuto ad Appiano Gentile, dallo sbarco agli allenatori, buoni e cattivi, che come dei ministri si sono succeduti dal 1995 a oggi.
“All’inizio non ci credevo, stavo facendo i miei primi passi in Argentina e vedevo il calcio italiano lontanissimo. Per me confrontarmi con un calcio così importante era un banco di prova, un’opportunità che ho colto subito perché sapevo di iniziare a scrivere il mio futuro arrivando in una società importante come l’Inter. Me ne sono accorto da quando sono arrivato a Milano con i tifosi, quando Massimo Moratti mi ha accolto nel suo ufficio o alla Terrazza Martini in un giorno di temporale; lì mi aspettavano Bergomi e Facchetti. Ho capito che iniziava una nuova vita”.
“Roberto Mancini è stato l’allenatore con il quale abbiamo iniziato il nostro ciclo, ha fatto un grandissimo lavoro. Con Tardelli, invece, è stata un’annata difficile, perdemmo il derby 6-0 e si ruppe qualcosa… Non so se è stato davvero il peggiore, però è sicuramente quello con il quale ho legato di meno. E Lippi? La società gli diede tutto per fare una grande squadra, ma purtroppo non è stato così. Non è stata solo colpa sua, ma è stata un’annata molto complicata“. Indimenticabile lo sfogo del Richard Gere dei noantri, al termine di una inaspettata sconfitta contro la Reggina (“Mi vergogno di questa squadra. Metterei in fila i giocatori, li attaccherei al muro e li prenderei tutti a calci nel culo”): “Mi diede fastidio sentire quelle parole. Credo che non sia stato un comportamento giusto nei confronti di un gruppo. Si possono fare tutti gli errori, ma ci sono altri modi per far capire che non era la strada giusta”.
Tra i tanti, i migliori – secondo l’argentino – sono stati Cuper e, ovviamente, José Mourinho: “Mazzarri somiglia molto all’hombre vertical, sia per la dedizione al lavoro sia per come vive le partite. Cura molto i particolari, credo che sia un allenatore che ti fa lavorare tanto ma poi alla domenica si vedono i risultati. Lo Special One è un allenatore e un uomo di grande personalità, un vincente che cura tutti i dettagli. Con noi ha fatto due anni che rimarranno nel cuore di tutti gli interisti”. Sviolinate anche per il presidente Massimo Moratti: “Io credo che anche se non fosse più presidente sarà sempre l’Inter. Perché la sua famiglia ha dedicato tanto amore a questa squadra, lui ha dato tantissimo a questa società come ha fatto suo padre. Il presidente ha dei sentimenti per questa maglia incredibili, io sono molto legato soprattutto alla persona”.
In conclusione, gli obiettivi personali e di squadra: “Sono nell’ultima fase di questo lunghissimo recupero ma ci siamo quasi. In futuro vorrei fare qualcosa in società da dirigente. Basta che sia legato all’Inter, per dirigere da uomo. Adesso il club ha iniziato un percorso nuovo con un allenatore molto capace e con le idee chiare. Credo che se continuiamo così, potremmo tornare ad essere protagonisti. Siete in corsa per lo scudetto? “E’ presto per dirlo, ma dobbiamo essere capaci di mantenere una certa continuità fino alla fine. Ci sono i presupposti per lottare per questo traguardo“, conclude Zanetti.
R.A.