INTER MORATTI / MILANO – Fino all’ultimo l’ha tenuta stretta a sé, come farebbe una madre con la propria figlia. Fino a quando lo straniero, ricco e felice, se l’è portata via. Un giorno di autunno, il 15 ottobre. L’Inter cambia padrone e geopolitica. Era di Massimo Moratti, petroliere di sessantotto anni, figlio di Angelo, che come lui ha scritto pagine importanti e indelebili nella storia ultracentenaria del club nerazzurro.
“Ma sono ancora il presidente, almeno fino alla prossima assemblea dei soci (28 ottobre, ndr) – evidenzia proprio Massimo Moratti ai microfoni de ‘La Gazzetta dello Sport’ -. E poi? Poi vedremo. Dipenderà molto dalle idee e dalle proposte che mi verranno formulate nel prossimo incontro da Thohir e soci. Soltanto dopo, deciderò cosa fare in futuro. Una cosa è certa: continuerò a stare vicino all’Inter, anche perché ho fra le mani il 30 per cento delle quote”.
“L’Inter si è aperta a nuovi orizzonti, questa è stata un’operazione positiva soprattutto per ciò che concerne la consistenza della società”, sottolinea il petroliere, “Ma c’è il sollievo di averla messa in buone mani. Adesso dentro di me ci sono mille emozioni, però questo non è il momento giusto per renderle di dominio pubblico. Bisogna che tutto vada alla perfezione fino al cosiddetto ‘closing’. E’ stato strano il momento in cui è avvenuta la fatidica firma – aggiunge Moratti -. Io ero in uno studio legale, uno di loro si trovava a Los Angeles, un altro a Hong Kong e un terzo a Mosca“.
Chi è Thohir? Chi sono i tre soci (Roeslani, Soetedjo e Shreve) che lo accompagnano in questa avventura? “Sono brave e buone persone. Mi hanno fatto un’ottima impressione, abbiamo instaurato un rapporto eccellente. E credo siano capaci di fare quello che devono fare”. Magari acquisteranno subito un giocatore in grado di riportare l’Inter in Champions League: “Be’, non credo che i tifosi interisti possano aspettarsi un’operazione in stile Bale. Le idee di base mi sono parse altre, poi però intervengono i sentimenti, la competizione con i rivali, chissà… Loro hanno le potenzialità per fare bene. Ma, ripeto, la questione prettamente sportiva va esaminata con calma, finora i discorsi sono stati riferiti all’espansione del club sui mercati mondiali, sulle strutture commerciali e finanziarie”.
Moratti cita quasi tutti i suoi acquisti, dagli allenatori “Mourinho e Mancini hanno vinto tanto, ma io serbo un ricordo positivo anche di chi ho esonerato. Prendiamo Simoni, c’è autentica stima fra noi e lui, è sempre molto carino. E’ rimasto un eccellente rapporto anche con Roy Hodgson, che oggi guida l’Inghilterra e non una squadretta”, ai giocatori “Ronaldo, Djorkaeff, Figo, Zamorano, quelli del Triplete. Tantissimi campioni, tantissimi bravi ragazzi. Li ho in mente tutti. E se fossi riuscito a prendere pure Cantona avrei vinto più titoli”.
E’ il passo d’addio, comunque. Nell’album dei ricordi di un impero durato quasi diciannove anni, c’è sicuramente spazio per le partite delle partite, oltre alla finale di Madrid: “Siena-Inter dello scudetto, difficilissima, un incubo… E l’eroica resistenza del Camp Nou, in dieci contro il magnifico Barcellona“. Ora avrà più tempo per la consorte Milly, forse: “Le mogli sono strane: quando presi l’Inter (18 febbraio 1995, ndr) non mi parlò per una settimana. E ora che l’ho venduta, lo stesso”. Felicemente pazza, un po’ come l’Inter.
R.A.
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