INTER THOHIR / MILANO – Sappiamo quasi tutto di Thohir, in ogni angolo del web ci sono la sua biografia, i suoi successi e le sue sconfitte. Dove è nato, a chi è figlio e le sue finora numerose interviste, in particolare ai media della sua Indonesia, ogni dettaglio o retroscena sul magnate è ormai di dominio pubblico. In pochi, però, sanno realmente come potrà essere la sua Inter, acquistata da Massimo Moratti per circa 250 milioni di euro.
Ovvero: rivoluzionerà l’assetto societario e sportivo, oppure manterrà inalterato il tutto? Una buona indicazione in merito ci giunge da Washington, la capitale degli Stati Uniti, dove il businessman asiatico sta provando a fare affari con il suo Dc United, club pallonaro della Major League Soccer di cui detiene la maggioranza.
Ebbene, come appunto scrive il ‘Washington Post’, Thohir e (il suo socio) Levien, da un anno a questa parte stanno rivoltando come un calzino l’intero club: poco più di dodici mesi fa, sono stati ‘silurati’ Kevin Payne, Stephen Zack e Fred Matthes – rispettivamente presidente, vice presidente esecutivo e responsabile biglietterie -, mentre negli ultimi giorni sono stati licenziati Doug Hicks (capo ufficio marketing), Pritchet (responsabile relazioni col pubblico) e Sarah Lerner (responsabile della comunicazione).
Una profonda rivoluzione che adesso potrebbe travolgere come uno tsunami anche il tecnico della squadra statunitense, vale a dire Ben Olsen, e il general manager Dave Kasper. Tagli, ma anche acquisti: l’ultimo, Troy Scott, che Thohir ha assunto per occuparsi della costruzione del nuovo stadio di proprietà. Morale della favola: l’indonesiano dalla faccia buffa e buona, finora ha sviolinato e idolatrato tutto e tutti, da Mazzarri a Moratti. Ma la sua indole appare abbastanza chiara: è un rivoluzionario. A Corso Vittorio Emanuele, qualcuno farebbe bene a prepararsi un convincente e serio curriculum vitae.
R.A.