AMARCORD INTER-LIVORNO / MILANO – Oggi sono distanti anni luce, in un calcio anch’esso distante tre galassie da quello più romantico e spartano che si giocava nel primo dopoguerra. Sabato prossimo, sotto le luci dello straordinario stadio ‘Meazza’, andrà in scena un anonimo Inter-Livorno, gara che di certo non fa e non farà rabbrividire e infiammare alcun tifoso, tanto il distacco in classifica e tanto diversi gli obiettivi stagionali di entrambe: chi sogna la Champions, chi una salvezza tranquilla. Ma un tempo assai lontano, parliamo del 20 giugno 1920, la partita tra nerazzurri e amaranto valeva addirittura lo scudetto. Il campionato a girone unico era ancora un progetto embrionale, la vecchia serie A nacque ufficialmente solo nove anni più tardi, eppure quella sfida che si giocò allo stadio ‘Sterlino’ di Bologna fu lo stesso importante, e per certi versi indimenticabile. Al termine dei novanta minuti, si impose l’Internazionale con un sofferto 3-2: sofferto perché dopo il 3-0 agevole del primo tempo (doppietta di Agradi e gol di Aebi), solo il portiere della Beneamata, Piero Campelli, riuscì a impedire agli amaranto – con miracolose parate, così narrano le cronache – una clamorosa e forse meritata rimonta (disputò l’incontro per oltre 80′ in dieci uomini), sfiorata grazie ai gol del suo bomber Mario Magnozzi. Quello del 1919-1920, fu il secondo campionato vinto dall’Inter nella sua storia ultracentenaria. In un calcio che in parte non c’è più, anche se in fondo le emozioni adolescenziali che suscitava quasi cento anni fa sono le stesse di oggi. Forse.
Raffaele Amato
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