Inter, il furbo invito di Thohir e la saggezza di Moratti

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INTER MORATTI THOHIR / MILANO – Va dato atto a Moratti di aver preso la decisione giusta, declinando l’invito ‘furbo’ (io decido, tu ci metti la faccia) di Thohir a rimanere presidente della cosiddetta nuova Inter. L’ex numero uno nerazzurro, come tra l’altro era prevedibile, non ha voluto accettare una presidenza priva di alcuna delega, di fatto senza nessun potere decisionale in nessun campo, dirigenziale o prettamente sportivo. Sarà il presidente onorario, cioè guarderà tutti e tutto con più tranquillità, in mancanza di un incarico vero e proprio lasciando la patata bollente fra le mani del mediatico indonesiano. Che in conferenza stampa non ha detto niente di particolarmente rilevante (o inaspettato), a parte le propagandistiche esternazioni che fanno molto prima pagina “fra dieci anni saremo nella top ten mondiale”, “chi non salta rossonero è!”, anzi ha anche evitato la domanda più accattivante della giornata sul mercato fatta da Barzaghi (Mediaset). Thohir, che come lui stesso ha detto tornerà a Milano quattro volte l’anno, nei mesi a venire dovrà cambiare e rimodellare l’intera società, oggi distante dalle migliori europee dal punto di vista dell’organizzazione, dell’autorevolezza (che manca anche in Italia) e delle competenze.

La scelta del general manager sarà la più decisiva: all’Inter servirà una figura forte, di prestigio, capace di muoversi nel territorio, fra le istituzioni e nei meandri della grancassa mediatica. Dopo, ma non meno importante, un direttore sportivo indipendente ma collaborativo, conoscitore profondo del calcio a ogni livello e latitudine, in grado, quando necessario, di saper vendere e valorizzare agli occhi degli altri club giocatori che per un motivo o per un altro non rientrano più nel progetto sportivo di club e allenatore. Un dirigente sul pezzo, che magari in “giornate importanti” per la società non vada alla presentazione di “Football Manager” o cose simili. Presente, vicino alla squadra e con influenza positiva per il tecnico di turno. Che dovrà scegliere di persona per esserne poi il primo e e più importante ‘protettore’ contro, se e quando nasceranno, le ingerenze dello spogliatoio e della piazza. Ma Thohir non dovrà dimenticarsi di una cosa importante, fondamentale per iniziare un benché minimo di progetto: i soldi. In quasi diciannove anni Moratti ne ha spesi tantissimi, gestendo male il resto. Ebbene, lui trovi almeno una via di mezzo. Perché la perfezione, che noi tutti spesso cerchiamo con insistenza, non esiste. Soprattutto nel mondo del calcio.

 

Raffaele Amato

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