INTER MAZZARRI / MILANO – La squadra non va, ieri il terzo (brutto) pareggio consecutivo in campionato (contro il Parma, dopo quelli con Bologna e Sampdoria), molti giocatori sono cotti e bolliti, altri mentalmente e fisicamente sgonfi: ma Mazzarri da che parte sta? L’allenatore nerazzurro, ieri come nelle ultime giornate, sta facendo come Ponzio Pilato ai tempi. Se ne sta lavando le mani, distaccandosi in un certo senso dal gruppo. Spieghiamo meglio: quando c’è da incensare, giustamente, il suo lavoro di rivitalizzatore e normalizzatore di squadra e alcuni elementi che solo alcuni mesi fa sembravano dei perfetti bidoni, Mazzarri gonfia il petto e si alza in gloria. Quando, invece, si elencano i limiti e gli errori, anche (i tanti) suoi, allora si discosta strategicamente dall’Inter, prendendone le distanze e gettando nella mischia la frase ormai divenuta un mantra noiosissimo, che a molti appare ormai una excusatio non petita: “Questa squadra solo l’anno scorso è arrivata nona, per questo ho dovuto anzitutto eliminare i retaggi del passato”. Vero, ma è fin troppo facile incensarsi e lodarsi nei momenti più felici, senza poi prendersi le dovute responsabilità nei periodi di difficoltà (come l’attuale). Questa Inter, alla quale mancano campioni in grado di trascinarla con personalità, ha bisogno di un uomo forte, di uno scudo indistruttibile, non di un allenatore pronto sempre a criticare davanti le telecamere i suoi giocatori. “Vinco io, perdono loro”, la comoda filosofia di Mazzarri sta tutta qui.
Raffaele Amato