INTER ZANETTI / MILANO – Nel corso di una lunghissima intervista concessa al sito ufficiale della FIFA, Javier Zanetti ha raccontato molto di sè e della sua esperienza all’Inter, squadra in cui milita ormai da 19 anni e che considera a tutti gli effetti casa sua, soffermandosi anche sulle emozioni del ritorno dopo l’infortunio, nel match contro il Livorno. Ecco le parole del capitano nerazzurro: “Una parte di me è italiana? Sì, ormai credo di poterlo dire. Quando vivi per così tanti anni nella stessa città, stando nella stessa squadra, alla fine puoi identificarti in ogni cosa. Qui tutti mi hanno fatto stare bene dal giorno in cui sono arrivato, mi sono sempre sentito a casa e ormai sono in parte italiano anche se non dimentico le mie radici. Torno a Buenos Aires durante le vacanze, sto con gli amici e la famiglia e lavoro per la Fondaciòn Pupi. Loro ormai sono rassegnati, anzi, sono felici perchè sanno cosa rappresenta per noi il club. Amici più stretti? Non ci sono soltanto i connazionali che ho conosciuto qui all’Inter, non pongo limiti. Ivan Zamorano è cileno, eppure ha battezzato mia figlia. Ivan Cordoba ha battezzato il mio figlio più piccolo, mentre il figlio più grande è stato battezzato da un carissimo amico italiano. Italiani a argentini sono molto simili, in passato tanti italiani emigrarono in Argentina e adesso sta accadendo l’opposto, specie tra i calciatori”.
“Passaggio dal Banfield all’Inter? Ero un ragazzo di 21 anni che doveva ancora scoprire e imparare tante cose, e Milano era un’ottima sfida. Stare qui mi ha aiutato a crescere, sia nel calcio che anche come uomo, e il club mi è sempre stato vicino. Dopo 20 intensi anni, posso dire che per me è stata la scelta migliore: l’Inter mi ha dato tutto e io sono orgoglioso di questa squadra fantastica. Provo un amore eterno per tutti: la società, Moratti e la sua famiglia, per non parlare dei tifosi. Hanno avuto un rispetto enorme per me, è stato amore a prima vista ed è cresciuto col passare del tempo: vorrei stare in questa famiglia per sempre, anche dopo il ritiro spero di restare al servizio del club. Tornare dopo l’infortunio è stato incredibile, il mio cuore batteva fortissimo e avevo la pelle d’oca… i tifosi mi hanno fatto un regalo splendido, sarò sempre grato per questo. Quando mi sono infortunato speravo di poter giocare ancora almeno una partita di fronte ai tifosi, a ‘San Siro’, e ce l’ho fatta grazie al lavoro e al sostegno di tutti. Gli applausi dei tifosi avversari? Mi rendono molto orgoglioso, non c’è cosa più bella del ricevere il rispetto dei tifosi nonostante la rivalità sportiva. Il calcio è uno sport magnifico anche per questo”.
Chiusura dedicata alle sue condizioni fisiche: “Se mi sento vecchio? No, non ancora, ma poi sono cose che ognuno valuta da sè. Dipende tutto da come gestisci la cosa: se sei contento di quello che sei, diventa molto facile dare il massimo”.
Alessandro Caltabiano