INTER MAZZARRI / MILANO – Nelle librerie è uscita proprio ieri la sua autobiografia, “Il meglio deve ancora venire”. Di stamane, invece, la sua intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. A tre giorni dalla sfida contro la Juventus, a meno di quarantotto ore dalla chiusura del calciomercato di gennaio. Domande su domande a Walter Mazzarri, tecnico di un’Inter in grandi difficoltà, o come usa spesso dire il sanvincenzino, in piena transizione. In attesa di un rilancio, il cui input dovrà per forza di cose giungere da Thohir, presidente dallo scorso 15 novembre, dopo circa diciannove anni di impero Moratti.
IO, INCOMPRESO – “A volte mi pare di parlare nel deserto, e non mi riferisco all’Inter. E perché a volte, le situazioni che mi riguardano, non vengono valutate per come sono davvero. E qui ci può stare l’Inter: ancora ho il dubbio che non si siano capite fino in fondo le difficoltà di una stagione anomala come questa”.
CAMBIO DI PROPRIETA’ – “Nel mio libro scrivo anche che a Moratti non gli chiesi nulla sull’argomento. Non lo nego: mi sono trovato di fronte ad uno scenario diverso da quello che avevo immaginato. Però con i se e con i ma non si fa la storia: come sempre, cercherò di trasformare in positivo una situazione imprevista e complicata. Per me questo è solo uno stimolo in più”.
RIPARTIAMO! – “Noi dobbiamo aiutarci da soli, mettendoci come minimo sullo stesso livello delle avversarie a livello di corsa e di attenzione. Per la condizione fisica, questa settimana lavoreremo sulla brillantezza; per il resto, va migliorata la lucidità nella ricerca della soluzione giusta, perché io la vera involuzione nel gioco dell’Inter trovo sia questa: non siamo più tranquilli nell’ultima giocata. Noi adesso fuori casa abbiamo la Juve e poi la Fiorentina e la Roma: punto sulle partite in casa per affrontare con più forza e senza paura quelle in trasferta. Per questo abbiamo bisogno di tornare a giocare a San Siro sperando di trovare nel nostro stadio quello che c’è sempre stato, e che ci può essere d’aiuto a superare questo momento. Mi auguro che possa accadere il prima possibile”.
ALVAREZ – “La sera di Inter-Juve, uscito dallo stadio. Una signora, nella macchina di fianco, si stava sbracciando, sembrava volermi parlare. “Grazie mister per tutto quello che ha fatto per mio figlio”. “Scusi, ma lei chi è?”. “Sono la mamma di Alvarez”. Alvarez è stato il simbolo della nostra fuga dalle sabbie mobili. Questo per dire che qualsiasi giocatore, non solo Ricky, si esalta nelle certezze della squadra. Adesso Alvarez deve solo sentirsi un po’ meno addosso il peso delle responsabilità che l’hanno investito, fare quello che faceva prima senza pensare a niente”.
QUESTIONI TATTICHE – “Organizzazione, umiltà e rigore tattico: con questa ricetta siamo arrivati ad avere il miglior attacco del campionato. Fosse per me giocherei sempre con quattro punte, ma le valutazioni vanno fatte di volta in volta, per poi prendere decisioni tattiche che dipendono dagli equilibri che cerchi e da come stanno i giocatori. Anche gli attaccanti”.
IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE – “Si parla tanto dei codici che do ai miei giocatori, questo è un codice che mi sono dato da solo: nella mia carriera mi sono sempre aspettato qualcosa di meglio dal “giorno dopo” e tanto più me lo aspetto adesso. E che questo libro esca proprio in coincidenza con un momento così particolare e difficile della storia nerazzurra, lo considero per me e per tutti gli interisti un auspicio. Un buon auspicio”.