INTER MAZZARRI / MILANO
Puoi schierare anche nove difensori e due mediani, ma se la squadra non ha equilibrio e non è capace di risistemarsi eseguendo alla perfezione la transizione passiva, il, o i gol li prendi lo stesso. E’ questione di testa e anche di tattica, non di numero di difensori e mediani. La tattica (o modulo) che sta utilizzando l’Inter è retrò, passata di moda e non in voga nei migliori club del mondo. Perché per essere o diventare grandi, bisogna anzitutto “pensare in grande“. Per questo Mazzarri dovrebbe abbandonare il suo dogma, la difesa a tre. Che tra l’altro è anche poco congeniale e limitativa in base al parco di giocatori a sua disposizione. Con l’arrivo all’ Inter di D’Ambrosio, Botta e, soprattutto Hernanes, il tecnico di San Vincenzo dovrebbe sentirsi quasi obbligato a cambiare modulo. Oltre il 3-5-1-1 o 3-4-2-1, c’è un mondo. C’è la difesa a quattro, per prima cosa: a esser precisi, la linea a due. Esempio: due centrali, Rolando (o Campagnaro) e Juan Jesus. Sugli esterni, D’Ambrosio (per uno spento Jonathan) e Nagatomo. Centrocampo con Guarin e Kovacic. Chi marca? Chi recupera palloni? Domande legittime. Ma torniamo al discorso di prima: conta la testa dell’undici in campo, l’atteggiamento complessivo dei giocatori. Il loro sacrificio. Tre alle spalle di una punta: il pimpante Botta a destra, Hernanes in mezzo, Alvarez a sinistra. Davanti Palacio, se è in condizione. Altrimenti, dentro Icardi, costato un bel po’ di milioni. Lo schieramento proposto, su carta un 4-2-3-1 (il migliore schema europeo), avrebbe molte varianti. Potrebbe essere spostato il Profeta in mezzo (avanzando Kovacic), o Guarin largo a destra, con l’argentino ex Tigre dalla parte opposta. Ad alti livelli serve libertà e flessibilità tattica. Son gli allenatori a doversi ‘adattare’ ai giocatori, non il contrario.
Raffaele Amato