INTER INTERVISTA HERNANES / MILANO – Il suo arrivo è coinciso con la rinascita dell’Inter, perché che se ne dica o meno, da quando Hernanes ha preso l’Inter per mano, la squadra sembra aver acquisto sicurezza e gioco. Il brasiliano si è subito calato nella realtà nerazzurra, grazie anche all’accoglienza ricevuta, come raccontato da lui stesso nell’intervista con Nagaja Beccalossi, all’interno del programma in onda su Inter Channel: “Le prive volte ad Appiano? Sono andato con Jonathan. Ero un po’ insicuro e preoccupato di non riuscire ad arrivare, ero molto attento ai cartelli. Io penso che qui all’Inter sia la soluzione alla quale ho sempre aspirato Ci sono arrivato tardi, ma ho mantenuto sempre questo sogno. Per me è nelle prime top al mondo”.
DA BAMBINO, LA PROFESSIONE, L’ATTESA DEL GOL – Hernanes racconta anche episodi legati all’infanzia: “Da piccolo? Ero sempre con la palla: nella mia città, dove faceva molto caldo, giocavamo in strada a calcio. Mio padre non mi lasciava mai mancare il pallone in casa, ne avevamo sempre due o tre. La scelta di diventare calciatore? Non ricordo, ma comunque non ci pensavo mai. Quando avevo 16 anni ed ero al Sao Paulo sono entrato in una chiesa Evangelica e lì ho descritto quale era il mio sogno: diventare giocatore. Giocatore al quale ti sei ispirato? Felipe. A tredici anni ho preso la decisione di giocare solo col mancino per lui, che era il giocatore che aveva più stile. Io imitavo i suoi dribbling, è stato il giocatore a cui guardavo. Fino a tredici anni ho giocato a calcetto e poi quando ho cominciato a 11 ho cominciato facendo il terzino sinistro. Ora sono più naturale e on ho più la fissa di essere mancino”. I tifosi nerazzurri, intanto, aspettano un suo gol: “Penso che arriverà, ma non ho troppa ansia. Prima di questa esperienza, la cosa più importante è sempre stata la prestazione, il resto deve venire di conseguenza”.
LA FEDE, LA SERIE A, LA CUCINA – Da buon brasiliano, Hernanes spiega quanto sia importante la ‘fede’: “Molto importante. Io sono riuscito ad arrivare ai miei obiettivi sempre all’ultimo momento: io a vent’anni non avevo contratto e dovevo trovare una squadra di Serie B, ma all’ultimo ce l’ho sempre fatta”. La Serie A: “Quando ero al San Paulo, c’erano dei quadri con le squadre che avevano vinto nella storia del club e io volevo mettere la mia foto lì. Sono stato sorpreso di essere capitato in Italia e a Roma, quando sono arrivato, pensavo fosse diverso. Ma mi sono comunque sentito subito a casa”. La cucina italiana: “Al primo impatto non mi piaceva , ma piano piano mi ha conquistato: ho anche imparato a fare dei piatti come il risotto alla parmigiana e la crostata”.
ACCOGLIENZA, IL GRUPPO, IL FUTURO, I TIFOSI, TRE PAROLE – Dal suo approdo a Milano, i compagni lo hanno subito messo a proprio agio: “Arrivando a Milano pensavo che la gente fosse fredda, invece ad Appiano mi hanno accolto in maniera cordiale e sono stati tutti subito carini. Se riesco a calmare il tuo compagno di stanza Juan Jesus? E’ divertente e non mi disturba, ho il sonno pesante”. Sul gruppo: “Mi hanno sorpreso Zanetti, Cambiasso, Milito e Samuel, giocatori che sono il volto dell’Inter, ma sono di una semplicità unica”. Dove può arrivare questa Inter?: “Io credo e spero che arriveremo a vincere le cose importanti ed è per questo che sono venuto. Io penso che siamo in grado di farcela, abbiamo una maglia pesante ma anche un grande allenatore e una grande squadra”. L’affetto dei tifosi: “Io mi chiedevo come fosse possibile che fossero così carini nei miei confronti sin da subito. Non mi aspettavo questa accoglienza, questo calore”. Tre parole per raccontarsi: “Determinazione, semplicità e fede”.
Luigi Perruccio
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