Thohir e la leggenda sull’Inter

Pirlo con la maglia dell'Inter
Pirlo con la maglia dell’Inter

INTER / MILANO – Anche Thohir ha dimostrato di credere (realmente o per convenienza mediatica) alla ‘leggenda’ secondo la quale l’Inter avrebbe nel corso degli ultimi anni fatto a meno, quindi ceduto, molti giovani talenti. Una leggenda cavalcata spesso dai giornali nemici e giornalisti amici o a libro paga di qualche famoso e potente agente. Perché la realtà non è poi così drammatica come invece la si è spesso descritta e la si descrive tuttora nei salotti calcistici: a parte Roberto Carlos (per 7 miliardi al Real Madrid, Hodgson si prese la colpa ma fu Moratti che espresse la volontà di cederlo al direttore sportivo dell’epoca Sandro Mazzola), Andrea Pirlo (quest’ultimo comunque venduto al Milan per 35 miliardi nell’estate 2001) e, anche se da lui ci aspettiamo di più, Balotelli (al Manchester City per 22 milioni nell’estate 2010), non ci vengono in mente grandi promesse date via dall’Inter che poi nel corso degli anni siano diventate stelle del firmamento europeo. A meno che non si voglia considerare tali i vari Santon, Bonucci e Destro. All’appello sicuramente dimentichiamo qualcuno. Anzi, a dir la verità negli ultimi anni sono stati investiti tanti soldi per sbarbati della situazione con potenziale ancora oggi in parte inespresso: Quasi 35 milioni, nemmeno Juventus e Milan sono arrivate a tanto, per Juan Jesus, Mateo Kovacic e Mauro Icardi. Talenti cercati dalle grandi d’Europa, a dimostrazione che qualcosa di buono è stato fatto anche nella assai discutibile gestione Moratti. Il vero problema dell’Inter (a parte che ora non ci sono soldi), che poi è lo stesso delle italiane più titolate, è che dai tempi di Bergomi non viene lanciato e fatto giocare stabilmente in prima squadra un giocatore proveniente dal tanto decantato settore giovanile (adesso utile solo per l’autoincensazione di qualche dirigente, fare ‘basso’ mercato e magheggi per bilancio), dove quasi ogni anno vengono cambiate le guide tecniche: un male, perché ai calciatori in erba servirebbero istruttori (ovvero coloro che insegnano veramente l’abc del calcio) non allenatori. Poi ci lamentiano che vengan fuori elementi alla Chiellini

Raffaele Amato

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