Eintracht Francoforte-Inter 3-1: primo gol di Botta, ma troppe amnesie difensive

I giocatori dell'Inter (inter.it)
I giocatori dell’Inter (inter.it)

EINTRACHT FRANCOFORTE-INTER / FRANCOFORTE (Germania) – Al ‘Commerzbank Arena’ di Francoforte, l’Inter paga con la sconfitta un primo tempo giocato in modo altalenante: prima la nota positiva del primo gol di Rubén Botta in nerazzurro, poi le clamorose amnesie difensive che hanno permesso all’Eintracht Francoforte di ribaltare il risultato, con Piazon e Seferovic protagonisti assoluti.

LA CRONACA – Le due squadre partono a rilento, studiandosi e aspettando il momento giusto per colpire. La prima occasione buona arriva per i tedeschi al 20′, quando Lanig anticipa di testa M’Vila vedendo però la propria conclusione smanacciata da Handanovic. La risposta nerazzurra potrebbe arrivare pochi minuti dopo, con un contropiede avviato da Botta, ma Obi sciupa tutto sbagliando l’assist per Icardi. Poco dopo, comunque, arriva l’1-0 nerazzurro: al 26′, dopo un buon recupero di M’Vila, Nagatomo mette in mezzo dalla sinistra trovando Botta che di prima insacca alle spalle di Trapp. Il vantaggio è però illusorio, perché un minuto dopo Piazon si presenta solo davanti ad Handanovic colpendo il palo e poi insaccando sulla respinta. Malissimo la difesa interista in quest’occasione, con Vidic costretto a limitare l’intervento per non rischiare l’espulsione. Poco dopo arriva anche il vantaggio dell’Eintracht, che ribalta così il risultato grazie a un mancino chirurgico di Seferovic. Inspiegabile l’atteggiamento dell’Inter, che al 40′ subisce anche il 3-1: i difensori non reagiscono alla traversa dell’Eintracht, con Seferovic libero di battere nuovamente Handanovic per la sua seconda rete in maglia rossonera. Giusta la rabbia di Vidic, infuriato con i compagni rimasti immobili nell’occasione. Poco dopo, soltanto un intervento provvidenziale di Ranocchia permette all’Inter di salvarsi dal 4-1. Di lì a poco arriverà la fine del primo tempo. Disordine in mezzo al campo dopo il duplice fischio, con il rossonero Zambrano capace di infastidire tutto e tutti con entrate durissime, proteste e polemiche reiterate.

La formazione di Mazzarri si presenta schierata con un inedito 4-3-2-1 e rivoluzionata anche negli interpreti: dentro Guarin, Krhin, Laxalt, D’Ambrosio e Dodò, fuori M’Vila, Obi, Nagatomo, Jonathan e . La musica non cambia più di tanto, però, nonostante un tentativo di Kovacic deviato sfortunatamente da Icardi. Poco dopo, il croato è sostituito dal rientrante Hernanes. Proprio quest’ultimo ci prova su punizione, ma la conclusione finisce alta sopra la testa di Trapp.
Nell’ultima mezz’ora i ritmi calano senza che le due squadre cerchino di farsi del male. I nerazzurri, in particolare, ci provano soltanto con qualche iniziativa individuale che però si infrange immancabilmente contro le maglie difensive dei tedeschi, schierati a protezione della propria area di rigore. Dentro anche Andreolli e Silvestre al posto di Vidic e Juan Jesus, ma la difesa non risente dell’assenza dei titolari e il risultato resta inchiodato sul 3-1 fino al fischio finale.

Poche note positive per la squadra di Mazzarri, che registra un deciso passo indietro rispetto alle ottime prestazioni sfornate nella Guinness Cup statunitense, peraltro contro compagini di maggiore caratura rispetto a quella odierna. All’Inter, oltre ad un Icardi come al solito troppo isolato, sperduto e spaesato tra i difensori avversari, è mancata quella concretezza che oggi si è intravista soltanto in occasione del gol di Botta, bravissimo a crederci e impeccabile nell’esecuzione. Niente drammi, comunque, considerando una condizione fisica ancora da ritrovare, così come gran parte dei titolari: ora, però, bisognerà archiviare le ottime prestazioni collezionate negli USA e tornare a lavorare duro perché un secondo posto nella Guinness Cup è una soddisfazione decisamente troppo scarna per giustificare un appagamento. Sin dalle prossime partite, sarà importante ritrovare quell’Inter affamata e concreta che nelle prime uscite stagionali si è guadagnata anche il plauso degli spettatori più scettici.

Alessandro Caltabiano

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