AZIONARIATO POPOLARE INTER/ MILANO – Il calcio sta diventando sempre più collegato al business, cosicché il suo originale romanticismo e l’attaccamento dei giocatori alla maglia sta scemando sempre di più verso un esclusivo amore per il ‘Dio’ denaro. La maglia si bacia spesso pensando più al lauto assegno che si percepirà a fine mese che non per un vero ‘patto’ verso squadra e tifosi. Quindi visto che i giocatori sono ormai più dei ‘mercenari‘ (o professionisti all’estremo) – lo stesso discorso vale anche per i dirigenti – per non usare un termine più volgare, ecco l’idea di arruolare quelli che invece hanno un vero e proprio amore incondizionato per la loro squadra: i tifosi. E qual è il miglior modo per rendere i tifosi ancora più presenti nel cuore pulsante della loro squadra se non dandogli la possibilità di avere delle quote della stessa e poter così magari dare un voto, un parere o un’idea all’interno dell’organigramma della medesima?
Con delle ‘agevolazioni fiscali’ in grado di motivare e incentivare l’azionariato popolare, ben radicato in altri campionati come quello inglese e spagnolo: rendere il tifoso socio della società della propria squadra del cuore significa rendere lo stesso aziendalista e portatore di liquidità finanziaria. Per il momento l’unico esempio di azionariato popolare è la Sambenedettese, dove i tifosi della squadra unitisi in forma associativa denominata ‘Associazione Noi Samb‘, ha deliberato l’acquisto di quote societarie. Certo l’esempio riguarda una piccola società che gioca in un campionato minore ma è un inizio da cui si potrebbe prendere spunto.
Da questi presupposti la Lega Nord, tramite i suoi affiliati, i deputati Attaguile, Giorgetti e Grillo e da altri 42 esponenti di altri partiti sia di maggioranza che di opposizione, ha presentato una proposta di legge in Parlamento. Un disegno di legge che se dovesse essere approvato creerebbe una vera e propria rivoluzione nella gestione delle squadre della Serie A: l’idea è quella di fissare un tetto massimo del 30% per il possesso di quote del capitale sociale di uno stesso soggetto, prevedendo un organo consuntivo, formato dai tifosi, ai quali sottoporre i bilanci.
Probabilmente l’idea di un azionariato popolare potrebbe riguardare i tanti tifosi che sono affiliati ad un club, partendo dagli ultras, fino a tutti i club sparsi per l’Italia che, scegliendo un loro rappresentante o anche con una piccolissima quota da parte degli iscritti, potrebbero tranquillamente riuscire ad acquisire una fetta interessante delle quote societarie: anche se comunque visti i giri milionari sicuramente non superiore ad un 10% del valore totale della società.
Prendiamo l’esempio dell’Inter, di cui Thohir detiene il 70 per cento delle quote azionarie e Moratti il 30: se passasse questa legge, l’ex patron dovrebbe cedere almeno l’1 per cento delle sue quote e l’uomo d’affari indonesiano mettere sul mercato il 40, indicativamente una cifra che dovrebbe aggirarsi tra i 150-200 milioni di euro. Un idea che mette al centro la vera anima del gioco del calcio, ovvero il tifoso, che oltre a dare il suo piccolo contributo economico sarà anche partecipe democraticamente alle attività del club. In tal le società di calcio apparterrebbero in parte anche ai loro tifosi.
Fonte: http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0019640.pdf
Stefano Vimercati