Moratti: “Continuerò a sostenere Thohir”. Perché si è dimesso da presidente onorario

Massimo Moratti
Massimo Moratti

INTER MORATTI / MILANO – Prima della mezzanotte di ieri Massimo Moratti ha rilasciato altre dichiarazioni dopo le sue dimissioni da presidente onorario dell’Inter: “Non ho mai detto che i tifosi capiranno la mia decisione tra qualche giorno – le sue parole a ‘Sky Sport’ – E’ stata una giornata di cambiamento, ma non drammatica. Continuerò a sostenere Thohir“. Ma quello dell’ex patron non è un vero e proprio addio. Nelle sue mani resta ancora quasi il 30 per cento del club, quindi la convivenza con l’indonesiano è destinata a durare ancora per un po’. Chiaro che, viste le parallele dimissioni da consiglieri del CdA del figlio Angelomario, di Ghelfi e Manzonetto, ora andrà ricmposto il board societario, che lo stesso Thohir ufficializzerà nella prossima assemblea. Come scrive ‘La Gazzetta dello Sport’, Moratti sarebbe intenzionato a inserire nel Consiglio tre uomini di sua fiducia in veste di ‘controllori‘: da statuto, essi avranno diritto di veto sugli acquisti di calciomercato superiori a 20 milioni di euro, sulle operazioni che coinvolgono i soci di maggioranza, sulla costruzione di un nuovo stadio, sull’utilizzo di linee di credito o stipule di mutui e sulle partecipazioni o cessioni del marchio.

I MOTIVI DELL’ADDIO

Tornando al pomeriggio di ieri: perché Moratti ha rassegnato le dimissioni da presidente onorario? Le parole utilizzate da Mazzarri nella conferenza stampa di mercoledì sono state solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La rosea scrive che “da mesi infatti era infastidito per come la nuova proprietà facesse riferimento ad una precedente gestione-economico finanziaria pre fallimentare (in ultimo nel Cda della scorsa settimana, leggasi le parole del CEO Bolingbroke); a Moratti non sono mai andate giù due cose su questi benedetti conti in rosso. In primis il fatto che gli uomini di Thohir prima del closing abbiano spulciato in sede i libri contabili per 7-8 mesi. E a parte i 75 milioni iniziali e i 22 di finanziamento, che Thohir non abbia messo soldi di tasca sua, ottenendo un mega prestito di 230 milioni da istituti di credito cui di fatto finirà la società se il nuovo management non rientrerà nel debito entro cinque anni. Inoltre al petroliere non è andato giù il trattamento riservato a diversi dipendenti (una quarantina ‘accantonati’) legati a doppio filo alla sua famiglia: infine non gli è poi piaciuta la forma con cui sono state mandate via quattro icone del ‘Triplete‘ come Cambiasso, Cordoba, Milito, Samuel. Con Zanetti, l’ex capitano, nominato vicepresidente senza alcun potere e con un contratto biennale (invece che ‘a vita’). Peraltro ora anche lo stesso argentino starebbe pensando alle dimissioni.

R.A.

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