ANALISI INTER / MILANO – L’Inter non è più una grande, non può esserlo con la squadra attuale. L’Inter è diventata ed è stata grande non per decisione di uno spirito ultraterreno, è diventata ed è stata grande grazie ai campioni che hanno indossato la sua maglia, agli allenatori che l’hanno forgiata e guidata a straordinari successi, ai presidenti che hanno speso e investito per tenerla competitiva, per renderla più forte delle altre. Senza queste tre determinanti figure, sarebbe venuto e viene meno il concetto di “grande”. Questa Inter non è più una grande, ripetizione inevitabile, quindi i giudizi su di essa, quelli non accecati da passione e, in certi casi frustrazione, non possono prescindere da tale dato di fatto. Il presente è questo, sotto gli occhi di tutti, anche se c’è chi ancora non se ne fa una ragione. E che si meraviglia dei continui alti e bassi della squadra nerazzurra e del suo non gioco. Su tali aspetti, poi, ci sono degli equivoci di fondo.
Per esempio stando agli undici di ieri sera, considerando una chiara emergenza tra infortunati e giocatori in scarse condizioni, l’Inter (che in parità numerica avrebbe meritatamente vinto) è assai più forte del Verona? Tolti un paio, massimo tre, il livello tra nerazzurri e gialloblu è tutt’altro che diverso. E aggungendo i panchinari, la bilancia dei valori pende tutta dalla parte della squadra di Mandorlini: Jankovic, Lopez e Saviola, citando solo i tre subentranti, con gli ultimi due decisivi per il 2-2 finale, oggi giocherebbero titolari nell’Inter; mentre, fatta eccezione per Osvaldo (che cambia squadra ogni anno), Obi (l’anno scorso al Parma e Krhin (ex Bologna, stagione scorsa retrocesso) faticherebbero a trovare spazio nella formazione scaligera. Per non parlare delle altre riserve a disposizione di Mazzarri: Carrizo, Berni, Andreolli, Mbaye, Donkor, Bonazzoli. Tre giocatori da media-bassa Serie A più tre giovani o giovanissimi inesperti. Non menzionando Hernanes, ieri in panchina solo per fare numero. E quando a sfidarsi sono un mediocre e un modesto, è facile che a prevalere non sarà nessuno dei due…
Affrontando il tema “non gioco”: a parte che ieri è apparso più fluido e con maggiori soluzioni, di base questa Inter non potrà mai giocare bene, soprattutto se improntata sul possesso palla, che richiede come interprete davanti la difesa un elemento molto più tecnico di uno come Medel e, certamente, non due mezz’ali come Kovacic ed Hernanes (che si muovono solo col pallone fra i piedi, come in generale fa tutta la squadra). L’Inter è stata costruita male da Ausilio e modellata peggio da Mazzarri, un integralista che a Milano – forse spinto dallo spirito di sopravvivenza, ma finora è stato questo il suo più grande errore – ha snaturato sé stesso, ovvero abbandonato il caro contropiede, con il quale ha costruito una intera carriera, per affidarsi a uno sterile e noioso giro palla, da ‘estetisti’ anziché da esteti del calcio.
Raffaele Amato