Javier Zanetti:”Certe cene tante risate con Prisco e Facchetti”

Javier Zanetti
Javier Zanetti

 

INTER ZANETTI INTERVISTA/MILANO-Dopo l’arrivo di Mancini, anche Javier Zanetti,  torna alla ribalta e oggi il Corriere della Sera ha pensato bene di dedicargli una bellissima intervista. Naturalmente, la prima domanda,  riguarda l’arrivo dell’amico Mancini e questa la risposta di Javier: “Un gran piacere il Mancio: ero il suo capitano quando abbiamo cominciato a vincere”
Gli si chiede se ricorda la prima giornata a Milano e lui risponde: “Estate 1995,pioveva”
E qual’è la primissima cosa che ricorda? E lui: “L’aeroporto di Linate”.
La seconda invece qual’è stata?  Zanetti spiega: “Lo stadio Meazza. Ci andai subito, noleggiai una macchina, una Chrysler. Ci misi un po’ perché non c’era il navigatore. Una volta arrivato girai attorno allo stadio, che era chiuso. Un’ora. Due ore. Nel piazzale…Alzavo la testa e provavo forti emozioni”
Gli chiedono se pianse e lui senza problemi dice: “Da piangere, certo. Io, mamma e papà. Mi avevano accompagnato a Milano. Tornarono in Argentina dopo quattro anni, siamo una famiglia molto legata”
Gli viene chiesto quale fu il primo alloggio e lui risponde: “I primi giorni ci misero all’Hotel Carlton, via Senato, dopodiché cercammo una casa non lontano dalla Pinetina di Appiano Gentile per gli allenamenti. Via Senato: la prima strada che ho imparato a memoria. La percorrevo avanti e indietro. Non mi spingevo fino al Quadrilatero della Moda, andavo solo ad Appiano”
Gli viene chiesto, se ha mai litigato e Zanetti tranquillamente, come da suo carattere, spiega: “Niente di niente, davvero. Sempre che non sia una pazzia la mossa del ristorante. Il primo ristorante che ho acquistato. Il “Gaucho”. Andai con Guglielminpietro, altro calciatore argentino. Locale pieno ma cibo non proprio argentino. Scoprimmo che il titolare era, con rispetto, messicano. Noi volevamo investire dei soldi. “Senti, ti compriamo il ristorante”.
Gli chiedono se ogni tanto, riesce ad andare fuori sede e lui seraficamente, risponde: “Vado spesso al campo sportivo della Triestina, zona via Novara. Gioco ogni tanto. Di recente con Eros Ramazzotti e Alessandro Cattelan”.
Dopo la domanda sportiva ecco la domanda gastronomica dove va Zanetti a pranzo o a cena: “Santa Lucia: bell’ambiente, caloroso. E il fusion Qor. Il proprietario merita, interista a livelli assoluti”
Ormai Javier è milanese d’adozione, visto che sono quasi 20 anni che è in Italia e soprattutto gioca nell’Inter,  quindi gli chiedono se conosce un pò di storia,  del capoluogo lombardo ed ecco cosa dice: “Conosco l’ossobuco e so pronunciare cassoeula grazie alle cene da Moratti. Con Prisco e Facchetti. Certe cene, tante risate. Prisco m’interrogava sul dialetto. Con Moratti siamo stati spesso in Duomo, io e lui, dove continuo a infilarmi appena posso. Prego e salgo in cima, porto i bimbi magari di ritorno dal negozio Disney”.
E sul panorama che si può vedere a Milano, ecco il suo pensiero: “Vede, i nuovi grattacieli… Belli son belli, per carità. Però forse non c’entrano tanto col profilo classico di Milano”.
Gli chiedono del Sindaco di Milano e lui dice: “Abbiamo parlato della partita d’inizio maggio. Un grandissimo evento per Expo. A San Siro. Il sindaco mi ha incaricato di fare le formazioni. Inviterò i migliori in attività e non. Grandi interisti e grandi milanisti. Magari ne parlo con l’amico Paolo Maldini”.
Qual’era l’attaccante più difficile da marcare e la risposta di Javier è quasi a sorpresa: “Zidane”.
E quello più forte e qui non era difficile immaginarlo, Zanetti dice subito: “Ronaldo

Luigi De-Stefani

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